Vigilia di Pasqua 2008-03-22, Torino,
non piove da mesi, fa caldo, molto caldo oggi..
…è il clima che cambia, una materia alla moda, improvvisati esperti ne ragionano in tv. Ascolto, per quanto sento e so, nessuno penetra a fondo nel tema, nessuno sa e chi sa tace. Il problema è serio, eppure quasi sottaciuto.
A Torino e dintorni non piove da mesi, le Alpi ci guardano, sempre meno innevate, secche e seccate dalla nostra arrogante irrazionalità. La colpa è nostra. Sanno che loro sopravvivranno, immobili giganti, guardiani stupiti, spettatori di tante storie dell’uomo, lì erano da prima del nostro tempo, lì resteranno anche dopo di noi.
In Piemonte non piove da mesi, il motivo è banale, il microclima pedemontano non poteva che adeguarsi a scellerate scelte. Da Biella a Cuneo, ormai scorre una lunga, calda città lineare, non era così solo vent’anni or sono.
Le nubi non lo sanno, arrivano sospinte dai venti che da sempre le guidano da nord e da occidente: frenano contro le Alpi Cozie e Graie, ma non le superano più, non ritrovano le vie delle vallate che le invitavano ad invadere la pianura umida. Sono chiuse.
Altissima, invisibile la cortina di correnti ascensionali impedisce loro di seguire il percorso naturale. La barriera è cresciuta in fretta, si sente col naso, si vede di sera, rossastra massa di gas, pulviscolo e calore. Mio padre la chiamava smog, erano gli anni ’60. Lo smog era un manto cupo che copriva la città, era una novità. Me la mostrava dalla valle di Susa quand’ero piccolo, curioso, attento alle meraviglie del mondo; quando di notte si vedevano le stelle anche da Piazza Vittorio, quando di sera calava la nebbia e s’intrufolava tra le vie della periferia. Ora che siamo al capolinea dell’inquinamento, lo smog è dovunque, ma non ha più neppure un nome.
Non sono stupide le nuvole, verso Torino e Cuneo non calano più, svicolano da basso, vanno a piovere verso sud, scegliendo nuove, più comode strade. Il motivo è banale.
Chi non se ne intende si soffermi ad osservare da che parte va l’azzurro fumo di una sigaretta. Sale: come è giusto che sia. Col calore le molecole si allontanano, l’aria si fa più leggera e va su.
Invisibili, scaldano l’aria i milioni di motori che si spostano ogni giorno lungo le strade e le tangenziali nate a ridosso delle Alpi. Scaldano l’aria le migliaia di nuove abitazioni che hanno tappezzato la pianura; con i loro riscaldamenti, i loro cementi, i terrazzi, i vicoli che portano ai nuovi insediamenti. Scaldano l’aria gli asfalti delle grandi superfici commerciali, dei capannoni, delle zone industriali, dei grandi autosaloni dove dormono i metalli di milioni di auto nuove e usate. L’umida terra che fu pianura da bagnare è sempre di meno,
E l’aria sale, calda e sporca massa intasata di anidride carbonica, sale a tremila metri, insormontabile schifezza, invisibile muraglia per i venti. Non sono stupide le nuvole, loro no, sterzano, aggirano il bastione d’aria calda che, dal Piemonte asfaltato e industriale, sale sempre di più. Le nuvole seguono strade comode, e piove a Roma, nevica a Sassari, diluvia a Napoli, si scia sull’Appennino.
Non è un problema solo nostro, secca pure in Argentina... Si sa che il fenomeno è globale e bisogna cambiare in fretta stile di vita, petrolio e cilindrata, il cambiamento climatico non è certo colpa del nuovo Piemonte asfaltato, ma la nostra regione a ridosso delle Alpi, proprio per la sua posizione fisica nei confronti delle perturbazioni atlantiche, è la più vulnerabile, la più colpita dalle sue stesse scelte urbanistiche. Tornare indietro non è cosa semplice, credo che sia ora che chi sa lo dica o tenti di smentirmi, sarei felice di sbagliarmi. Spero che da domani piova, che nevichi per una settimana intera...
Non è la prima volta che l’uomo tenta di disintegrare ogni cosa. Nel 1970 i Giganti cantavano “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, sta di fatto che guerra mondiale non fu. Che cosa dovremmo mettere oggi nei nostri serbatoi e nelle nostre caldaie? Io non so scrivere questa canzone, ma credo sia venuto il momento di farsi più umili, più piccoli e ritornare a dialogare con la nostra grande madre Terra.
Carlo Mariano Sartoris
Inutile laurea in energie rinnovabili nel 1981
http://www.handyscap.it/
335.232431
non piove da mesi, fa caldo, molto caldo oggi..
…è il clima che cambia, una materia alla moda, improvvisati esperti ne ragionano in tv. Ascolto, per quanto sento e so, nessuno penetra a fondo nel tema, nessuno sa e chi sa tace. Il problema è serio, eppure quasi sottaciuto.
A Torino e dintorni non piove da mesi, le Alpi ci guardano, sempre meno innevate, secche e seccate dalla nostra arrogante irrazionalità. La colpa è nostra. Sanno che loro sopravvivranno, immobili giganti, guardiani stupiti, spettatori di tante storie dell’uomo, lì erano da prima del nostro tempo, lì resteranno anche dopo di noi.
In Piemonte non piove da mesi, il motivo è banale, il microclima pedemontano non poteva che adeguarsi a scellerate scelte. Da Biella a Cuneo, ormai scorre una lunga, calda città lineare, non era così solo vent’anni or sono.
Le nubi non lo sanno, arrivano sospinte dai venti che da sempre le guidano da nord e da occidente: frenano contro le Alpi Cozie e Graie, ma non le superano più, non ritrovano le vie delle vallate che le invitavano ad invadere la pianura umida. Sono chiuse.
Altissima, invisibile la cortina di correnti ascensionali impedisce loro di seguire il percorso naturale. La barriera è cresciuta in fretta, si sente col naso, si vede di sera, rossastra massa di gas, pulviscolo e calore. Mio padre la chiamava smog, erano gli anni ’60. Lo smog era un manto cupo che copriva la città, era una novità. Me la mostrava dalla valle di Susa quand’ero piccolo, curioso, attento alle meraviglie del mondo; quando di notte si vedevano le stelle anche da Piazza Vittorio, quando di sera calava la nebbia e s’intrufolava tra le vie della periferia. Ora che siamo al capolinea dell’inquinamento, lo smog è dovunque, ma non ha più neppure un nome.
Non sono stupide le nuvole, verso Torino e Cuneo non calano più, svicolano da basso, vanno a piovere verso sud, scegliendo nuove, più comode strade. Il motivo è banale.
Chi non se ne intende si soffermi ad osservare da che parte va l’azzurro fumo di una sigaretta. Sale: come è giusto che sia. Col calore le molecole si allontanano, l’aria si fa più leggera e va su.
Invisibili, scaldano l’aria i milioni di motori che si spostano ogni giorno lungo le strade e le tangenziali nate a ridosso delle Alpi. Scaldano l’aria le migliaia di nuove abitazioni che hanno tappezzato la pianura; con i loro riscaldamenti, i loro cementi, i terrazzi, i vicoli che portano ai nuovi insediamenti. Scaldano l’aria gli asfalti delle grandi superfici commerciali, dei capannoni, delle zone industriali, dei grandi autosaloni dove dormono i metalli di milioni di auto nuove e usate. L’umida terra che fu pianura da bagnare è sempre di meno,
E l’aria sale, calda e sporca massa intasata di anidride carbonica, sale a tremila metri, insormontabile schifezza, invisibile muraglia per i venti. Non sono stupide le nuvole, loro no, sterzano, aggirano il bastione d’aria calda che, dal Piemonte asfaltato e industriale, sale sempre di più. Le nuvole seguono strade comode, e piove a Roma, nevica a Sassari, diluvia a Napoli, si scia sull’Appennino.
Non è un problema solo nostro, secca pure in Argentina... Si sa che il fenomeno è globale e bisogna cambiare in fretta stile di vita, petrolio e cilindrata, il cambiamento climatico non è certo colpa del nuovo Piemonte asfaltato, ma la nostra regione a ridosso delle Alpi, proprio per la sua posizione fisica nei confronti delle perturbazioni atlantiche, è la più vulnerabile, la più colpita dalle sue stesse scelte urbanistiche. Tornare indietro non è cosa semplice, credo che sia ora che chi sa lo dica o tenti di smentirmi, sarei felice di sbagliarmi. Spero che da domani piova, che nevichi per una settimana intera...
Non è la prima volta che l’uomo tenta di disintegrare ogni cosa. Nel 1970 i Giganti cantavano “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, sta di fatto che guerra mondiale non fu. Che cosa dovremmo mettere oggi nei nostri serbatoi e nelle nostre caldaie? Io non so scrivere questa canzone, ma credo sia venuto il momento di farsi più umili, più piccoli e ritornare a dialogare con la nostra grande madre Terra.
Carlo Mariano Sartoris
Inutile laurea in energie rinnovabili nel 1981
http://www.handyscap.it/
335.232431
3 commenti:
Un bel argomento di discussione , Carlo hai secondo me come al solito centrato le motivazioni .Negli anni 70 qui in Piemonte e ad esempio a Torino o nelle vallate vicine pioveva 3 giorni su sette ,oggi invece piove 3 giorni ogni due mesi, e magari anche poco!! E purtroppo chi dovrebbe preoccuparsi di questi problemi non fa piu' nulla , anzi meglio non parlarne o farlo quando non ci ascolta nessuno .
Il danno ormai e' fatto , aspettiamo un qualcosa che non accadra' mai ....
caro Carlo, l'argomento ha suscitato interesse in redazione. Ne stiamo discutendo. Sarebbe utile approfondirlo. Sentiamoci telefonicamente. Luciana
Salve Carlo
anche questo tuo articolo è veramente interessante, ci sentiamo presto per la sua pubblicazione.
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