venerdì 14 agosto 2020

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IL CHIMICO TRASPARENTE

 

Oscuri desideri, sotterfugi & cattiverie in un racconto grottesco (ogni tempo d’estate ce ne vuole uno)

 

Il chimico ci stava lavorando da vent'anni, aveva consultato libri di antichi segreti che odoravano di muffa, libri ingialliti scritti in tempi remoti da arcaici alchimisti.

Il chimico aveva un sogno nel cassetto: trapassare il solido fittizio, entrare dentro il vuoto della massa materiale, farsi beffe della luce e trasformarsi in ciò che si è ma non si scorge mai: il senza contenuto che non si può vedere, ma c'è.

Il chimico faceva esperimenti per penetrare l'atomo, minuscolo elemento di cui il tutto è costituito. L'atomo: nucleo, elettroni, vorticose rotazioni, magnetismo e mistiche pulsioni, invisibili energie, misteri siderali. L'atomo, corpuscolo fatto d’infinito, immenso, minuscolo, calamitato spazio vuoto.

 

Il chimico era timido, poco piacente, non sapeva fare sesso, ma era intelligente e aveva un progetto non del tutto matto: sparire, occultarsi, diventare l'altra parte di se stesso, esistere mostrando solo il vuoto e continuare a vivere in modo astratto.

Il chimico voleva diventare trasparente per poter fare tutto quello che non si dovrebbe alla luce del sole e agli occhi della gente. Il chimico voleva rubacchiare, voleva toccare le donne senza farsi vedere, prendere il treno senza pagare, e poi, rimirare Maria,   bella signora della quale s’era invaghito, la moglie di Giulio, il suo migliore amico, guardarla spogliarsi quando andava a dormire; insomma, comportarsi da maiale.

 

Il chimico era arrivato ad un punto cruciale: dopo tanti esperimenti, stava per ingurgitare una ripugnante pozione. Nitrocarbonazza 12 mg., pappa&ciccia, limatura di Stradivari (poca poca), componente H, uranio impoverito al 3%, benzomanzoziadipina 200 mg., il tutto aromatizzato alla candeggina, per camuffare l'odore.

 

Per tracannare un simile intruglio ci voleva coraggio; il chimico ne aveva poiché lo fece di colpo, evitando l'assaggio. Dopo aver trangugiato il miscuglio, nella stanza vi fu un boato cupo come se avesse digerito qualche elefante, seguito da un tanfo rivoltante, ma il chimico era sparito, non si vedeva niente, era diventato trasparente!  

 

Per essere sicuro del risultato il chimico passò mezz'ora nel rimirarsi in una superficie riflettente. Il fatto che non si vedesse niente era la prova evidente che l'esperimento era veramente riuscito. Lo specchio riflette, e per questo, non mente.

 

Niente è perfetto, ogni più mirabolante invenzione, presenta sempre qualche insopprimibile difetto. Il chimico era invisibile, questo era un fatto inconfutabile, ma sbattendo contro un mobile in noce nazionale, l'ombra si fece male e il piccolo lamento che venne fuori naturale, suonò nella stanza, segnale sonoro della sua presenza.

 

Se voleva passare inosservato, il chimico avrebbe dovuto moderare il fiato.

Secondo i calcoli la lurida bevanda avrebbe avuto un effetto prolungato, solo un antidoto di sua conoscenza lo avrebbe riportato al primordiale colorito, un intruglio da fare stare male, una pozione infernale da usare solo in caso disperato.

 

Il chimico non era fesso e tutto questo lo aveva ben metabolizzato quindi, dopo aver bevuto un bel bicchiere di bicarbonato, giusto per digerire quel lurido disgusto, prese il cappello, si mise la giacca (sparivano anche loro), e andò fuori, chiudendo l'uscio.

 

Per le scale incontrò l'insopportabile megera del piano di sotto, quella del barboncino che abbaiava tutto il giorno, iniziando dalle sette del mattino. Per provare gli effetti immediati della magica pozione le affibbiò un invisibile, ma doloroso calcio in mezzo al panettone. Lei lasciò cadere il cane che annusando l'aria con quel naso da tartufi, dopo aver captato il chimico dov’era, iniziò a ringhiare e poi, lo morse sul polpaccio restituendogli il favore, procurandogli un acutissimo dolore. Il chimico fuggì giù dalle scale badando bene a non strillare, prendendo nota della severa lezione. In futuro avrebbe dovuto fare molta più attenzione.

 

Appena fu in mezzo alla strada il problema si trasformò in moltiplicazione. Arrivava gente da ogni direzione, gente di fretta, gente che schizzava come un razzo, a piedi, in macchina ed in motocicletta. Fare lo slalom senza farsi investire era un'impresa degna di Alberto Tomba, nessuno lo vedeva e lui non era ancora esperto (che fa rima con Alberto). Per spostarsi senza farsi niente il chimico doveva camminare molto rasente, accanto ai muri e attraversare la via camminando sulle strisce non era una garanzia. Dopo aver schivato un’autobotte e un paio di vetture, il chimico si fece furbo ed imparò il trucco: viaggiare sempre accanto a qualche vecchietta, e dopo un po', tanto per provare un'emozione, garantito dall'anonimato, si mise a trafugare dentro alla borsetta di una placida nonnetta comportandosi da vero mascalzone.

 

Alla fermata del tram, indugiava una ragazza con le lunghe gambe offerte al bruto da una minigonna che era un attentato. Il chimico si fermò di botto, poi le passò una mano scivolando sul didietro con un certo tatto. La procace signorina dava segni di apprezzare il tutto e il chimico comprese indagando con il dito: si trattava di un piacente, provocante travestito.

 

Il chimico si allontanò deluso e facendo molta attenzione ad evitare un ciclista, un taxi e un furgone che correva come fosse in pista, prese un'altra direzione.

Ai giardini pubblici si sedette accanto a una coppietta e mentre il giovanotto baciava una brunetta lui prese a palparla tra le gambe e sotto la maglietta, tanto che quel bacio quasi innocente si trasformò in un orgasmo rumoroso e spudorato, poi bloccato dall'arrivo di un agente.

 

L'avventura trasparente mostrava molti lati, qualcuno tragico, qualcun altro divertente, ma tolti gli spiccioli scippati alla nonnetta, occultato nell'invisibile esistenza, il chimico se la spassava meno di quello che sperava.

 

Intanto venne sera e il chimico si appostò lungo la via della dimora di Maria che rientrava a quell'ora e l'aspettò lascivo. Più furtivo del vento, sgusciò dentro, nella casa della ignara donna che si tolse scarpe, maglia e gonna. La signora si tolse tutto, si fece la doccia e si asciugò i capelli, la pelle e la zona riccia. Era proprio belloccia!

Il  chimico trasparente la guardava eccitato ed affamato, anche perché la signora Maria, che circolava nuda e provocante, nel frattempo aveva sfornato una fumante pietanza e lui era a digiuno: di sesso da sei anni, e di cibo, da più di nove ore. Lo stomaco iniziava a fare qualche rumore; rischiava di farsi smascherare.

 

Sul più bello, qualcuno suonò il campanello, ma non era Giulio, che era partito: colpo di scena garantito! Maria aveva un amante e il chimico si sentì tradito. Dal suo mondo trasparente e vuoto assistette ad un abbraccio appassionato, alla migrazione verso il letto, ad un primo atto dove vide di tutto e poi, lo sconosciuto chiese scusa e si diresse verso il bagno. Fu l'impulso di un momento, gli andò appresso e appena l'uomo prese posto sopra il cesso, gli calò sul cranio un colpo violento, quindi lo rimosse, fece pipì e si diresse a luci spente verso Maria che attendeva impaziente. Al buio non si vede niente, ma il niente che non appare, eroticamente lo si tocca e lo si sente.

 

Il chimico saltò sul letto e si fece sotto, esaltato dalla violenza che aveva perpetrato, inebriato dall’astinenza, innamorato della donna e stregato dalla sua ignuda presenza, stupito dall'infedeltà inattesa e anche un po’ incazzato.

 

L'insieme diede origine ad una relazione raramente più esplosiva e la signora Maria, che nelle cose di sesso si dava a più non posso, per una volta cedette alla foga inarrestabile dell'ombra che le saltava addosso, chiedendo dopo un paio d'ore: - per favore amore, pausa, non ce la faccio più -. Addormentandosi di botto, russando sollevando il petto e poi girandosi, mostrando il suo culetto.

 

Il chimico invisibile era molto soddisfatto: Maria in ogni posizione, sopra e sotto, anche se gli era costata una cattiva azione, ma nessuno ne avrebbe mai saputo niente, e poi, quell'adulterio andava punito in qualche modo, povero Giulio, povero amico.

La femmina dormiva e l'appetito reclamava. Bastava riscaldare il pasto: pasta al pesto, ossobuco e barbaresco, un miraggio mica da poco per l'invisibile scienziato.

 

Rimpinzarsi con un cadavere nel bagno e la donna stremata che ronfava in camera da letto, invisibile autore di ben più di un misfatto nella casa del suo più caro amico, era l'apoteosi di ogni più morboso, sinistro e nero, cattivissimo pensiero.

 

Celato nella parte più invisibile di sé, il chimico, si sentì invincibile, mostruosamente appagato dal furto, dal sesso, e dall'omicidio appena commesso, lasciato a giacere proprio accanto al cesso e che sarebbe rimasto un mistero.

Questo non sarebbe stato che l'inizio di un futuro depravato.

 

Si aprì la porta, Giulio entrò per verificare un suo legittimo sospetto, accese la luce, vide la donna scompigliata e spoglia, poi scorse un uomo e gli sparò dentro al ginocchio, quindi nel petto e infine, diritto tra le sopracciglia. Il chimico non morì subito, ebbe il tempo di pensare che la somma di adrenalina, tannino, buon vino, proteina... non era certo sufficiente… all'antidoto mancava più di un ingrediente…

 

Il mistero del ribaltamento tra spazi vuoti e pieni, così da essere tornato ben visibile, seppur poco attraente, ed essere ammazzato, era semplice, quanto inquietante.

Mai sottrarre il portafoglio a una pensionata esperta in magia nera, potrebbe farvi una fattura: occhi di ranocchio, polvere di mummia, muco di lumaca, spremuta di sasso d'oriente, brodo di dado e componente zeta, e "puff", voi svanite nel nulla. A meno che un nulla non lo siate già, allora sarà l'inverso, così vanno le cose nei segreti dell'universo e in certe stregonerie dell'immortalità.

 

Questo il chimico non lo seppe mai, morto e sepolto con pochi onori, ben visibile ai becchini scuri e ignari della sua invenzione che farebbe gola a moltissima gente infelice, invidiosa e innocente soltanto per vigliaccheria latente.

L’anziana signora che l'aveva presa a male fu l'unica a gettare un fiore durante il funerale, ma nessuno si accorse di niente, fra i tanti vestiti che indossava normalmente, la vecchia morte aveva scelto di venire addobbata col coordinato trasparente.  

 


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