martedì 25 dicembre 2012

l'ospizio nello spazio, la nuova commedia che commedia non è
















...quanti sono i modi per dire e per non dire, per confessare e provocare azioni, interazioni, movimento di pensieri e altro, chissà. Questa commedia forse farà ridere, ma a pensarci bene, ridere di che? Non siamo noi sul palco ad avere dei problemi, ma siete voi, ignari spettatori che, tra una provocazione e una battuta che non ti aspetti, sentirete chiedere a voi stessi da una voce che sale da dentro: ma tutto questo ha fregato pure me! Io non sarò un disabile, ma sono un poco inquieto, mi sento ostaggio di un mondo sempre più costretto e limitato, io mi muovo si, ma in qualche modo anch'io mi sento sempre più disadattato, disinformato, disgregato dalla vecchia società e rischio pure di restare disoccupato! Quante dis-abilità per noi uomini piccoli di buona volontà, e allora chissà parlandone dal palco di un teatro...
dopo le prime due rappresentazioni: l'ospizio nello spazio atterra al teatro di sommariva bosco, viale delle scuole 13, il 26 gennaio alle ore 21. Meglio venire finché ci siamo...
testi di Carlo mariano Sartoris
regia di Maurizio Ferrero
compagnia teatrale dell'associazione: Terapia d'arte, volontari per la creatività e l'appartenenza

per avere notizie delle attività dell'associazione: terapia d'arte
http://blog.libero.it/terapiadarte/view.php?nocache=1352134033

giovedì 8 novembre 2012

NOVITA' ANCHE SU...

http://blog.libero.it/terapiadarte/view.php?nocache=1327864703&ssonc=875180297&ssonc=587427198&ssonc=1205689348

NUOVA COMMEDIA: L'OSPIZIO NELLO SPAZIO....

Quel che si fa ma non si dice della disabilità ... commedia grottesca, ma non troppo, in due atti di fede e di coraggio. A Cortemilia, presso il teatro delle Orme, la prima assoluta, sperando in bene. A partire dalle 20.30, sabato 10 novembre. Per chi vuole, a partire dalle ore 18, aperitivo farcito mastica. Lo spettacolo è a favore della ricerca sulla sclerosi multipla.
Ad Alba, sabato 24 novembre alle ore 21 presso il prestigioso teatro Sociale, seconda rappresentazione, sempre a favore della ricerca scientifica sulla sclerosi multipla. Appuntamento a partire dalle ore 21.

Descrizione: un gruppo di disabili, dopo aver recitato insieme in una commedia tanti anni prima, si ritrova in un ipotetico ospizio collocato nello spazio, poiché è difficile trovare spazio su questa terra per certa gente che a volte tiene troppo spazio... ma un ospizio nello spazio, non è detto che inviti all'ozio.... Sorrisi, musiche e qualche momento per riflettere... soprattutto dopo il telegiornale...

giovedì 18 ottobre 2012

UN INVITO CHE MI HA MOLTO GRATIFICATO

Presso il Circolo Carignano di Torino

Piazza Castello, 29

Incontri con l’Autore:

Carlo Mariano Sartoris

Un uomo: due vite, tante storie

Il movimento nel colore

Il messaggio dal palco

Il mistero del romanzo

Sabato 27 ottobre 2012

ore 18

appuntamento su invito personale, Seguirà rinfresco

venerdì 3 agosto 2012

A SALMOUR - CN

Mostra d'arte e dibattito sulle scie chimiche, Sabato 4 agosto, h.18 Seguirà la grande festa di ravioli.

venerdì 1 giugno 2012

IL COLORE DEL CANTO & L'ARMONIA DELLE TINTE



Al centro polifunzionale dI Airasca, sabato 2 giugno, alle ore 15 presentazione della mostra d'arte dove espongo i miei tre tipi di terapia informale che, in questi ultimi anni, non solo ha fatto del bene a me, ma ha trovato consenso anche in tante altre persone afflitte da normalità. 
Alla fine della presentazione sarò disposto a fare di chiacchiera, quanto a ricevere ogni tipo di ortaggio che, in questi periodi di crisi, è bene metterlo da parte nel congelatore. 
Alle ore 20.30 si replica nel medesimo luogo, ma l'occasione di incontro è lasciata al gruppo 
The Vokalist Friends, 
che commenterà con cori a cappella il contenuto artistico ed emozionale ispirato dai quadri. Spero che non sia un repertorio a requiem... . Io sono ben contento di poter spiegare cosa c'è dietro a tutto questo...


Un bel programma nutrito per chi non ha voglia di andare troppo lontano, correndo il rischio di potersi divertire lo stesso. Sperando di vedervi lì, insisto nell'invito!
Vostro 
Carlo mariano Sartoris
www.handyscap.it

domenica 1 aprile 2012

NESSUNA POESIA, NESSUNA IRONIA DAGLI AEROPLANI CHE ANNAFFIANO LA NOSTRA ATMOSFERA



NON HA NESSUNA POESIA, NON C'È BELLEZZA, ALCUNA ISPIRAZIONE, SOLO TRISTEZZA, DISPERAZIONE. IL CLIMA STA CAMBIANDO, LO DICONO IN TELEVISIONE. QUASI COME SE NOI, POPOLO DISTRATTO NON CE NE FOSSIMO ACCORTI DA TEMPO, NOI POPOLO DI GENTE PICCOLA E PIENA DI DIFETTI, NOI USATI, CALPESTATI, IMBROGLIATI, DERUBATI E SEDOTTI, NOI DISINFORMATI.

È PREVISTA SICCITÀ. BALLE! È UNA SICCITÀ IMPOSTA, SGANCIATA SULLE NOSTRE BELLE TERRE DA AEROPLANI SCONOSCIUTI O MEGLIO: VOLUTI, TOLLERATI O IMPOSTI. C'È UN BELL'ARTICOLO DI DUE MESI FA, COMPARSO SOPRA UNA RIVISTA. PORTA LA MIA FIRMA E SI CHIEDE SE A MARZO PIOVERÀ.

MARZO È FINITO. A VOI LA RISPOSTA.

LA RISPOSTA È TRISTE E VERA. VOLA SOPRA LE NOSTRE TESTE, CI ANNAFFIA, COSTRUISCE UN RETICOLO DI MATERIALE BIOLOGICO, UNA BELLA CUPOLA GROSSA COME MEZZA EUROPA, DENTRO ALLA QUALE PIOVERÀ SE QUALCUNO CHE CERTAMENTE NON È DIO, SE QUEL QUALCUNO VORRÀ.


MI OCCUPO DI QUESTE COSE DAL 2007: AEROPLANI AD INTRECCIARSI NEL CIELO, AD INCROCIARSI RILASCIANDO STRANE STRISCE, QUELLE SCIE CHIMICHE DI CUI TANTO, MA TANTO POCO SI PARLA. FORSE HO COMPRESO QUALCHE VERITÀ, FORSE HO SVELATO IL DRAMMATICO MISTERO. NE PARLO, MA NESSUNO VUOL SAPERE, SARÀ DURA QUANDO POI SI CAPIRÀ.

NON C'È NESSUNA POESIA NEL SUO PERCHÉ, MA SOLO TERRIBILI RISPOSTE. IL CLIMA STA CAMBIANDO E NON È VERO CHE È COLPA DELLA POLLUZIONI, NON DEL TUTTO, PURTROPPO. E NOI CHE NON SAPPIAMO, NON DOBBIAMO SAPERE. E NOI CHE FORSE VIVIAMO LO STESSO, CONTINUARE A VIVERE FINO A QUANDO CI SARÀ CONCESSO. IGNORARE È IL NOSTRO CREDO, LASCIANDOSI IRRORARE DI MOLECOLE CHE SI SANNO E NON SI SANNO, MA CHE CI SONO E CHE FANNO DANNO. IGNORARE È IL DOGMA, RINCITRULLITI DALLA TELEVISIONE, OFFESI NELLA NOSTRA DIGNITÀ DA IPOTETICI, GOVERNANTI COMPLICI E MANDANTI, CHE, SENZA ANTIDOTI, CI STANNO PIEGANDO SEMPRE PIÙ. POSIZIONE FAVOREVOLE PER BEN PIÙ DI UN TRATTAMENTO ASSAI POCO DIGNITOSO, COSA CHE SUBIAMO IGNORANDO L'ORIGINE DEL MALE.

E POI, CAMMINANDO PIEGATI, NON GUARDIAMO ALL'INSÙ.



IO SONO INDIGNATO DAL SILENZIO, DALLA CONTROINFORMAZIONE. IO SONO DISPERATO DALLA CIVILE RASSEGNAZIONE. SONO MORTI MOLTI ALBERI DURANTE QUESTO INVERNO STRANO. QUESTO È IL 2012, CENTINAIA DI AEROPLANI SENZA NUMERO NÉ PROVENIENZA, AD ALTA QUOTA, INVISIBILI SCARICANO SULLE NOSTRE TESTE TONNELLATE DI AEROSOL. LI VEDO, LI FOTOGRAFO. NON VI È TRASPARENZA ALL'ORIZZONTE, IL CIELO È BIANCO E IL SOLE BRUCIA OGGI, ULTIMO GIORNO DI MARZO. AD APRILE PIOVERÀ DA ALTE E BIANCHE NUBI DI PRIMAVERA COME ERA UN TEMPO? L'INFORMAZIONE TACE.

NON VI È POESIA IN TUTTO QUESTO, NESSUNA METRICA, NESSUNA IRONIA.

CMS.
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giovedì 22 marzo 2012

Dedicato a una cagnetta che mi aveva sposato per sempre. Estratto da una raccolta di poesie

Con con l'avvicinarsi della festività consacrata alla resurrezione del Cristo e della natura, ogni anno mi viene in mente una cagnetta che, per 12 anni, è stata punto di riferimento per i miei sentimenti, insegnamento di vita e la prova tangibile che l'uomo cerca altre forme di intelligenza nell'universo senza rendersi conto che sono già  presenti sulla terra, sotto forma di animali sicuramente pensanti, spesse volte, meglio di noi                
PASQUA 2002 h.12,30


Sei morta così,

in un istante

bastardo del caso,

di morte violenta,

sotto al mio naso

e sei rimasta lì

sul ciglio asfaltato

senza scuoterti più,

col cuore spaccato

in un solo momento,

un cuore contento,

un vero peccato.



Il fato è un capriccio

e la morte dispone,

sgarbatamente,

la fine d'un vecchio

meticcio arancione,

allegramente al passo

col suo padrone.

Morte d'un animale

mite e innocente,

che gaio esultava,

gioioso d'un niente.

Ho sentito il suo male.



Mansueta bestiola,

felice e stupita,

che vivevi estasiata

da quant'è bella la vita,

d'un colpo pestata

da una macchina blu.

Nella consacrata

mattina di primavera,

m'adoravi rapita

sculettando sincera,

una volta ancora,

dopo, non più.



La vita è una ruota,

la tua s'è compiuta,

la mia è più vuota.

Schietta coda minuta,

d'impulso hai leccato,

festosa, abbaiato;

tu mi hai amato

più della gente,

senza fatue parole...

foglie al vento affidate,

che tra le folate

... si dileguano lente.

(Carlo a ZARA)

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lunedì 12 marzo 2012

1969 - 2010 Storia del progresso che ci ha portato ad essere un po'... nervosi

*BILANCIO DI UN'EPOCA *

*Latte, burro e uova *

1969 :

Vai a prendere il latte dal lattaio, che ti saluta, con in mano il bidone in

alluminio; prendi il burro fatto con latte di mucca, tagliato a panetti. Poi

chiedi una dozzina di uova che sono messe in un vaso di vetro. Paghi con il

sorriso della lattaia ed esci sotto il sole splendente. Il tutto ha

richiesto 10 minuti di tempo.



2010 :

Prendi un carrello del cavolo, che ha una ruota bloccata, che lo fa andare

in tutti i sensi salvo in quello che tu vorresti, passi per la porta che

dovrebbe girare, ma che è bloccata perché un cretino l'ha spinta; poi cerchi

il settore latticini, dove normalmente ti ghiacci e cerchi di scegliere fra

12 marche di burro, che dovrebbe essere fatto a base di latte comunitario. E

controlli la data di scadenza....

Per il latte: devi scegliere fra vitaminico, intero, scremato, nutriente,

per bambini, per malati o magari in promozione, ma con la data di scadenza

ed i componenti.... Lasciamo perdere!

Per le uova: cerchi la data di deposizione, il nome della ditta e

soprattutto verifichi che nessun uovo sia incrinato o rotto e, accidenti!!!

Ti ritrovi i pantaloni sporchi di giallo!

Fai la coda alla cassa, ma la cicciona davanti a te ha preso un articolo in

promozione che non ha il codice....

allora aspetti e aspetti.... Poi sempre con questo carrello del cavolo, esci

per prendere la tua auto sotto la pioggia, ma non la trovi perché hai

dimenticato il numero della corsia....

Infine, dopo aver caricato l'auto, bisogna riportare l'arnese rotto e solo

in quel momento ti accorgi che è impossibile recuperare la moneta.... Torni

alla tua auto sotto la pioggia che è raddoppiata nel frattempo....

E' più di un'ora che sei uscito.

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*Fare un viaggio in aereo *


1969 :

Viaggi con Alitalia, ti danno da mangiare e ti invitano a bere quello che

vuoi, il tutto servito da bellissime hostess: il tuo sedile è talmente largo

che ci può stare in due..


2010 :

Entri in aereo continuando ad impigliarti con la cintura, che ti hanno fatto

togliere in dogana per passare il controllo.

Ti siedi sul tuo sedile e se respiri un po' forte dai una botta con il

gomito allo schienale del vicino. Se hai sete lo stewart ti porta la lista e

i prezzi sono stratosferici.


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**Michele vuole andare nel bosco all'uscita da scuola. Mostra il suo

coltellino a Giovanni, con il quale pensa di fabbricarsi una fionda. **



1969 :

Il direttore scolastico vede il suo coltello e gli domanda dove l'ha

comprato, per andarsene a comprare uno uguale.



2010 :

La scuola chiude, si chiama la polizia, che porta Michele in commissariato.

Il TG1 presenta il caso durante il telegiornale in diretta dalla porta della

scuola.
Interviste: eppure sembrava un bravo ragazzo...  
probabilmente è colpa dell'insegnante di tecnica...   
io l'avevo sempre detto che bisognava aumentare i controlli...  
no, il  bidello non sembra sia coinvolto...
eccetera   

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*Disciplina scolastica *


1969 :

Fai il bullo in classe. Il professore ti molla una sberla. Quando arrivi a

casa tuo padre te ne molla un altro paio.


2010 :

Fai il bullo. Il professore ti domanda scusa. Tuo padre ti compra una moto e

va a spaccare la faccia al prof!


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*Franco e Marco litigano.. Si mollano qualche pugno dopo la scuola. *


1969 :

Gli altri seguono lo scontro. Marco vince.

I due si stringono la mano e sono amici per tutta la vita.


2010 :

La scuola chiude.

Il TG1 denuncia la violenza scolastica.

Il Corriere della Sera mette la notizia in prima pagina su 5 colonne.



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*Enrico rompe il parabrezza di un auto nel quartiere. Suo padre sfila la

cintura e gli fa capire come va la vita. *



1969 :

Enrico farà più attenzione la prossima volta, diventa grande normalmente, fa

degli studi, va all'università e diventa una bravo professionista.



2010 :

La polizia arresta il padre di Enrico per maltrattamenti sui minori. Enrico

si unisce ad una banda di delinquenti. Lo psicologo arriva a convincere sua

sorella che il padre abusava di lei e lo fa mettere in prigione.



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*Giovanni cade dopo una corsa a piedi. Si ferisce il ginocchio e piange. La

professoressa lo raggiunge, lo prende in braccio per confortarlo. *



1969 :

In due minuti Giovanni sta meglio e continua la corsa.

2010 :

La prof è accusata di perversione su minori e si ritrova disoccupata, si

becca 3 anni di prigione con la condizionale.

Giovanni va in terapia per 5 anni. I suoi genitori chiedono i danni e gli

interessi alla scuola per negligenza nella sorveglianza e alla professoressa

per trauma emotivo. Vincono tutti i processi. La prof disoccupata p

interdetta e si suicida gettandosi da un palazzo. Più tardi Giovanni morirà

per overdose in una casa occupata.

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*Arriva il 25 ottobre. *


1969 :

Non succede nulla.


2010 :

E' il giorno del cambio dell'ora legale: le persone soffrono d'insonnia e di

depressione.



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*La fine delle vacanze. *



1969 :

Dopo aver passato 15 giorni di vacanza con la famiglia, nella roulotte

trainata da una Fiat 125, le vacanze terminano.

Il giorno dopo si ritorna al lavoro freschi e riposati.



2010 :

Dopo 2 settimane alle Seychelles, ottenute a buon mercato grazie ai "buoni

vacanze" ditta, rientri stanco ed esasperato a causa di 4 ore di attesa

all'aeroporto, seguite da 12 ore di volo.

Al lavoro ti ci vuole una settimana per riprenderti dal fuso orario.

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venerdì 2 marzo 2012

CARO AMICO TI SCRIVO, COSÌ MI DISTRAGGO UN PO'…

NON È FACILE TROVARE LE PAROLE PER RICORDARE UN PICCOLO UOMO IMMENSO CHE HA INFLUENZATO LA MIA MODESTA CHITARRA E ISPIRATO L'ABITUDINE ALL'ASCOLTO PER LA MIA VITA INTERA.

NON È FACILE TROVARE LE PAROLE PER RENDERE TRIBUTO A UN ARTISTA UNICO NEL SUO UNICO GENERE: LUCIO DALLA, L'INCARNAZIONE DI TUTTO CIÒ CHE L'ARMONIA, IL RITMO, LA POESIA, L'ARTE, LA MUSICA, LA GESTUALITÀ TEATRALE E LA GENIALITÀ CREATIVA POTEVANO INVOCARE DI TROVARSI CONDENSATE IN UN SOLO ESSERE UMANO.

LUCIO DALLA: È DIFFICILE DESCRIVERE ADESSO, CON UN GROPPO IN GOLA, UN SUBLIME CANTASTORIE, UN PITTORE DI VERSI E FRASI CHE HA INTERPRETATO CON PENETRANTE IRONIA OGNI SFUMATURA DEL VIVERE CON GIOCOSA, SPIETATA, IMPREVEDIBILE, ARRUFFATA ELEGANZA.

RICORDARE LUCIO DALLA È UN SUSSEGUIRSI DI IMMAGINI, ESPRESSIONI E SUONI. QUARANT'ANNI CHE RITORNANO ALLA MENTE E DA LÌ, TINTEGGIANO CON LEGGEREZZA E COMMOVENTE PROFONDITÀ, LUOGHI, VOLTI E MOMENTI SOLTANTO APPARENTEMENTE INSOLITI, SENZA LIMITI DI TERRA E DI TEMPO.

LUCIO DALLA: NON SOLO MUSICA, MA ANIMA E VITALITÀ DI UN TALENTO INFINITO CHE CI HA REGALATO DI CHE PENSARE IN OGNI QUANDO E IN OGNI DOVE, POETANDO MITI E LEGGENDE, TRAMANDANDO FAVOLE SENZA RAGGIRI, IDEALI IN FILASTROCCHE POP, FIABE E NOVELLE FUNKY, STORIE DETTE ANCHE CANZONI, RECIPIENTI DEL NOSTRO VIVERE MODULATO COME COLORI DI UN CALEIDOSCOPIO.

LUCIO DALLA: INESAURIBILE PROGETTO MUSICALE, INNO ALLA FANTASIA, ASTEROIDE DEI PRIMI ANNI 70 PRECIPITATO SUL PIANETA CANTO ASSIEME AD ALTRI POCHI MOSTRI ALIENI CON UNO SCOPO COMUNE: SOVVERTIRE L'USO DELLE NOTE, POTARE BACUCCHE MELODIE, REDIMERE IL SORRISO, ABBELLIRE LA MENTE E ARRICCHIRE IL RITMO DI NOI TEEN-AGER E GRADATAMENTE, RAGAZZI SEMPRE PIÙ MATURI.

MISSIONE COMPIUTA DA ALLORA FINO AD OGGI CON UN MESSAGGIO SONORO MAI RIPETITIVO E FINE A SE STESSO, SEMPRE DI UN GRADINO PIÙ PROFONDO, PERCHÉ È PROFONDO IL MARE.

LUCIO DALLA HA CANTATO IL LUPO E LA BATTAGLIA, IL CIELO E L'INFERNO, IL LAVORO, LA FABBRICA, IL MALE DELLA GUERRA E I SOPRUSI DEL POTERE. HA CANTATO GARIBALDI E L'AMORE, CESENATICO E DIO, L'ALFA ROSSA E NUVOLARI, CON MEDESIMA SAGACIA E BONARIA PARODIA. SOPRAFFINO, SEPPUR ISTINTIVO COMPOSITORE, BUFFONE DI SE STESSO E GIOCOLIERE, LUCIO HA CANTATO SEMPRE AL DI FUORI DEL CORO CON L’INARRIVABILE PERSPICACIA CHE SOLO POCHI CANTAUTORI HANNO, SENZA STANCARCI MAI, SENZA IL BISOGNO DI FARSI CHIAMARE: MAESTRO.

LUCIO DALLA: BOLOGNA E ITACA, PRINCIPESSE E MARINAI, CAPITANI CORAGGIOSI E LA PAURA, CARUSO E L'AMICO, I SACCHI DI SABBIA ALLA FINESTRA. LUCIO DALLA E QUATTRO CANI PER STRADA, LUCIO DALLA GESÙ BAMBINO, LUCIO DALLA E I PRETI CHE SI SPOSERANNO, MA SOLO A UNA CERTA ETÀ. INDELEBILI VERBI, ISPIRAZIONE ONOMATOPEICA, SMORFIE E BORBOTTII CHE SI MUTANO IN STRUMENTO ARMONICO. CANTORE, COMICO, MIMO E GIOCOLIERE, LUCIO DALLA SUL PALCO: BERRETTI, PELLICCIA, BIANCO CAPPELLO, UOMO E CLARINETTO, OCCHIALI TONDI ED OCCHI VISPI, BARBA INCOLTA, UN INSIEME ESPLOSIVO, PITTORESCO E ARZILLO. A RIGUARDARLO OGGI, PARE QUASI BELLO, MUSICO SENZA LIMITI, INVENTATO REGISTA DI SE STESSO, NON LO SI PUÒ DEFINIRE SOLTANTO UN CANTANTE. LO SI PUÒ RINGRAZIARE E BASTA.

LUCIO DALLA HA INSEGNATO QUALCOSA A TUTTI. A NOI GIOVANI, SULLA PANCHINA DI SERA E UNA CHITARRA TRA LE DITA, HA INSEGNATO BELLE FRASI PER LE NOSTRE VOCI E QUALCHE IMPEGNATIVO ARPEGGIO, HA INSEGNATO CHE TUTTO SI PUÒ DIRE CANTANDO, A VOLTE ACCOMPAGNATI DA UN ELABORATO ARRANGIAMENTO, ALTRE VOLTE IMPROVVISANDO. HA INSEGNATO CHE SI PUÒ DIVENTARE GRANDI SENZA RINNEGARE SE STESSI, RIMANENDO UMILI E GENTILI, SEMPRE DISPONIBILI, FACENDOSI AMARE DA TUTTI SENZA ATTEGGIARSI, SENZA SFORZO NÉ SFARZO.

SEMBRA IMPOSSIBILE CHE UN UOMO COSÌ VIVO E UTILE SIA VOLATO VIA SENZA CHIEDERE PERMESSO.

VERO È CHE CI HA LASCIATO IMMAGINI DI SÈ, COLONNE SONORE, FORSE 1000 CANZONI, MA C'ERA ANCORA POSTO PER QUALCOSA IN PIÙ. ERANO ANCORA TANTE, TROPPE LE GIOIE, LE DEBOLEZZE E I TANTI CONTRASTI DEL VIVERE CHE RECLAMAVANO SPAZIO PER ESSERE SVISCERATI DALLA POTENZA DI UN’ARMONIA DESCRITTIVA UNICA E SUA. UN CANTO A FUMETTI DISEGNATO DA UNA METRICA ISTINTIVA E BEN POCO SCHEMATICA CHE, FORSE MAI UNA VOLTA SOLA, HA FATTO RIMA CON AMORE E CUORE.

QUANTO DEVE ESSERE STATO BELLO PERÒ, RIUSCIRE A VIVERE COSÌ, CANTANDO ANGOLI DI MONDI FANTASTICI E QUADRI SURREALI, RENDENDOLI MATERICI SENZA TIMORE DI SMENTITA.

VIVERE CONSAPEVOLE DI ESSERE PRIMA O POI DESTINATO A RIMANERE ETERNO, VIVERE IN UN MODO GENTILE, LASCIANDO AI POSTERI UN PATRIMONIO CHE, DEFINIRLO MUSICALE, È UN VEZZEGGIATIVO. UN PATRIMONIO DA SCOPRIRE, PERCHÉ ORA È NOSTRO COMPITO USCIRE DAL RITORNELLO E INOLTRARSI NELLA GENIALITÀ, IN UNA ENCICLOPEDIA DI METAFORE CHE SI INTRECCIANO CON RICORDI, ALLUSIONI E VELATE CRITICHE PERSINO TROPPO ELEGANTI. STORIE DI STORIE CONDIVISE AL RITMO DEL JAZZ CON QUELLI CHE, D'ORA IN POI, NON POSSONO ESSERE SOLO ASCOLTATORI, SONO OBBLIGATI A DIVENTARE SEGUACI, DISCEPOLI E FEDELI AMICI.

È NORMALE CHE OGGI LO PIANGANO TUTTI: IO, CONCITTADINI, GENTE COMUNE E FORTUNATI CANTANTI. SEMBRA IMPOSSIBILE CHE UN UOMO COSÌ RARO E VITALE PER QUESTO NOSTRO DISTRATTO, SEMPRE PIÙ ARIDO, DOZZINALE E UNIFORME MONDO, CIVILE E SCINTILLANTE, MA FORSE POCO ARTISTICO, SE NE SIA ANDATO LASCIANDO UN GRANDE PALCO VUOTO.

LO HA FATTO CERTAMENTE CONTROVOGLIA, ALL'INIZIO DI UNA NUOVA TOURNEE, LASSÙ, IN SVIZZERA. COSÌ HA DECISO IL FATO O IL TEMPO, MA SE AVESSE POTUTO SCEGLIERE, SONO CERTO CHE AVREBBE PREFERITO FARLO ALTROVE: IN PIAZZA GRANDE.

VAI LUCIO, E SE PUOI, SCRIVI AGLI AMICI DA LASSÙ!



CMS

domenica 26 febbraio 2012

QUATTRO PARCHEGGI PER DISABILI NELLA CORSIA DEI BOX DELL'AEROPORTO DI CASELLE. NON È UNA PROTESTA, MA LO STIMOLO PER QUALCHE CONSIDERAZIONE.

VENERDÌ 24 FEBBRAIO, ALLE ORE 20.30 ATTERRA ALL'AEROPORTO INTERNAZIONALE DI TORINO CASELLE IL VOLO PROVENIENTE DA TRAPANI. NON POSSO MANCARE, È DA TANTI ANNI CHE NON RIVEDO IL MIO VECCHIO AMICO ROBERTO. È DA TANTI ANNI CHE NON VADO PIÙ A CASELLE, 25 PER LA PRECISIONE, DA QUANDO SONO IN CARROZZINA, SONO UNA DI QUELLE VITTIME DELLA STRADA CHE NON CAMMINANO PIÙ. NEMMENO ROBERTO È MOLTO IN FORMA, GLI ANNI PASSANO ANCHE PER LUI.




NON GUIDO PIÙ; CHI MI ACCOMPAGNA È D'ACCORDO: MEGLIO ARRIVARE IN ANTICIPO. BUONA MOSSA! NON RICONOSCO PIÙ NULLA DELLA VECCHIA E SEMPLICE STAZIONE PER AEROMOBILI, MA RICORDO CHE NON ERA DIFFICILE TROVARE UN ANGOLO DI SOSTA E ASPETTARE QUALCUNO. ADESSO INVECE: DUE STRETTE CORSIE DOVE MUOVERSI DI FRETTA. AI LATI, FILE DI PANETTONI PER IMPEDIRE, PER RESTRINGERE LA CARREGGIATA, PER OBBLIGARE, PER NEGARE OGNI INIZIATIVA A CHIUNQUE VOLESSE DEFILARSI IN UNA RAPIDA SOSTA. TUTTO È MALEDETTAMENTE INCANALATO, LIMITATIVO E RISTRETTO.

I PULLMAN PASSANO A MALAPENA, IL TRAFFICO NON PUÒ ESSERE CHE NEVROTICO.

GLI AEROPLANI ATTERRANO, VIAGGIATORI ESCONO SUL MARCIAPIEDE, AUTO SI FERMANO, PASSEGGERI SI SCARAVENTANO DENTRO LE VETTURE DI AMICI E DI PARENTI E PARTONO VELOCI PER FAR POSTO ALLA MACCHINA SEGUENTE. BACI ABBRACCI E BAGAGLI VERRANNO DISTRIBUITI NELL'ABITACOLO IN UN ANGOLO E IN UN MOMENTO DI MAGGIOR CALMA.



LA DISABILITÀ HA I SUOI VANTAGGI: DA QUALCHE PARTE, SICURAMENTE CI SARÀ QUALCHE PARCHEGGIO RISERVATO. NE HO VISTI SOLO QUATTRO E SONO TUTTI OCCUPATI, MA ABBIAMO TEMPO, CE NE SARANNO ALTRI, FACCIAMO UN ALTRO GIRO. IN QUALSIASI SUPERMERCATO VE NE SONO MOLTI DI PIÙ. AL TERZO GIRO DI CIRCUITO È CHIARO CHE I PARCHEGGI PER DISABILI SONO QUATTRO E TANTO BASTA. IN COMPENSO, MOLTO SPAZIO È VOLUTAMENTE INUTILIZZATO, CI SAREBBE POSTO PER RICAVARNE ALMENO ALTRI 10, SENZA TOGLIERNE NEMMENO UNO AI TAXI, MA LA PROGETTAZIONE NON AVREBBE PIÙ L'ASPETTO DI UNA CORSIA DEI BOX DI UN G.P. DI FORMULA UNO.

VIVIAMO NEL MONDO DELL'AUTOMOBILE E DEL DIVIETO DI USARLA SE NON A PAGAMENTO ANCHE DELL'ARIA CHE CONSUMA. DI SPAZIO VE NE SAREBBE E NON SOLTANTO PER NOI DISABILI, MA ANCHE PER OSPITARE IN MACCHINA I FELICI E STANCHI PASSEGGERI SENZA DOVER RIPARTIRE A RAZZO.



SIAMO ANCORA IN ANTICIPO, CI FERMIAMO IN UN ANGOLO TEORICAMENTE PROIBITO E DA LÌ, ATTENDO E OSSERVO. FUORI FA FREDDO, VORREI ENTRARE, CONCEDERMI UN CAFFÈ, MA NON SAPPIAMO DOVE LASCIARE LA MACCHINA. UN UOMO IN DIVISA DICE: DOVREBBERO ESSERCENE SOPRA. SOPRA NON MI INTERESSA. ATTENDO E OSSERVO IL SI LOS A PAGAMENTO: SARÀ UNA COMODITÀ? SARÀ UN SISTEMA PER BATTERE CASSA? DI SICURO POSTO PER UNA BREVE SOSTA DI POSTO CE N’È, ACCURATAMENTE PROIBITO DAI 1000 PANETTONI E NON È PIÙ NATALE. MANCA UN CARTELLO. DI FIANCO AD ARRIVI IO SCRIVEREI: E RIPARTENZE IMMEDIATE.



SONO PUR SEMPRE UN ARCHITETTO. CHI HA FATTO LE COSE COSÌ AVRÀ AVUTO LE SUE MOTIVAZIONI, MA IL SISTEMA MI SEMBRA SCOMODO E ANCHE PIUTTOSTO BRUTTO. CHE SENSO HA FAR TUTTO PIÙ PICCOLO IN UN UNIVERSO DI AUTO SEMPRE PIÙ GRANDI? QUALE IL POSTO È RISERVATO ALLE EMOZIONI, AL MOMENTO DELL'INCONTRO E ALL'UOMO?

SARÀ CHE NE HO BISOGNO, MA VEDO SOLUZIONI PIÙ RAZIONALI, PIÙ SIMILI A MALPENSA, DOVE SPAZIO PER FAR LE COSE CON CALMA CE N’È. MA QUESTO MONDO DI DIVIETI E POCA TOLLERANZA ORMAI RAGIONA MALE. MENTRE ASPETTO VEDO SCENE MODELLO: ABBANDONARE LA NAVE! TUTTI DI FRETTA A SALIRE SULLA SCIALUPPA. LA MACCHINA RIPARTE E LA GENTE SEMBRA CONTENTA LO STESSO. CI HANNO ABITUATI COSÌ.



SONO FERMO DA OLTRE MEZZ'ORA. SONO UN INVALIDO FORTUNATO, QUANDO NON CI SPERAVO PIÙ UNO DEI QUATTRO POSTI SI LIBERA. FINALMENTE POSSO SCENDERE, USARE PERSINO LA TOILETTE.

L'AEREO DA TRAPANI È PUNTUALE, ROBERTO ARRIVA, INVALIDO ANCHE LUI. ABBRACCI, COMMOZIONE, PAROLE E UN TRANCIO DI PIZZA. SONO UN UOMO FORTUNATO, LA MACCHINA È AL SICURO, PARCHEGGIATA IN UNO DEI QUATTRO POSTI RISERVATI AI DISABILI. GLI ALTRI, LE PERSONE AFFLITTE DA NORMALITÀ NON HANNO LA MEDESIMA PROVVIDENZA. NON POSSONO LASCIARE LA VETTURA SE NON LONTANO, AL FREDDO E AL GELO. ECCO PERCHÉ C'È POCA GENTE AL BAR.



CARLO MARIANO SARTORIS

TELEFONO 335 232431

martedì 31 gennaio 2012

Per i miei antichi lettori... Dicembre 2011 il più caldo della storia ed ecco il gelido inverno. Racconto scritto nel 2004, quando facevo il novelliere. Chi ha paura del grande inganno ?

Quando ancora non avevo alzato gli occhi al cielo, ma tante albe  mi sembravano diventare sempre più diverse...

IL GRANDE INGANNO
• Le origini della tremenda verità

L'ultima estate era risultata la più arida e torrida degli ultimi duecento anni. Così dicevano le statistiche, sebbene nessun essere vivente potesse più ricordare a memoria quanto fosse più mite quella stagione in tempi ormai lontani. L'autunno era stato segnato da uragani e burrasche, da nubifragi e trombe d'aria mai viste alle nostre latitudini: cicloni e tempeste che avevano devastato litorali, terre agricole e semine, strade, ponti e bassi insediamenti. V’erano stati naufragi, frane, crolli e lutti dovuti a smisurate inondazioni.

L'inverno, calato da nord quasi senza preavviso, aveva assiderato le pianure ancora umide, spazzandole con raffiche d'origine polare. Il gelo aveva martoriato terre e genti già stremate dalle angherie delle stagioni precedenti, imponendo ogni incremento degli impianti per il riscaldamento.

Di volta in volta, erano entrati in crisi: porti, aeroporti, centrali elettriche e quindi, fabbriche, trasporti, grandi magazzini e ospedali. La gente era preoccupata, usciva sempre meno e si aggrappava ai notiziari, ma il dubbio iniziava a serpeggiare. Il fenomeno, agghiacciante e planetario, ormai lo si percepiva: spaventoso e fin troppo evidente.

Col cuore e la speranza appiccicati al video, la razza umana ascoltava previsioni e dibattiti che si davano battaglia su tutti i canali in cerca della massima audience, facendo soldi a palate con la pubblicità. Poi, erano successe certe cose e la popolazione aveva capito.

La storia di queste stravaganze climatiche era iniziata attorno alla metà del secolo scorso, un secolo irrequieto, caratterizzato da una crescita industriale che aveva modificato antiche usanze e stili di vita. In quel periodo, sopra le città più sviluppate era comparsa una nuvola rossastra alla quale fu affibbiato il neologismo di smog, un elemento che destò qualche apprensione.

A quel tempo, le genti si rammentavano ancora di quanto fosse limpido il cielo quando la nube non esisteva ancora. Lo smog era un pulviscolo provocato dalla combustione di prodotti distillati dal petrolio e dal carbone. Era il residuo dell'industria, la nuova attività che aveva rimpiazzato l'artigianato, rendendo abbordabili per tutti gli abitanti, le inebrianti conquiste dello sviluppo tecnologico.

Le nuove generazioni dunque, nacquero già sotto la coltre di smog, ritenendolo un fatto normale, mentre la memoria dell’aria limpida si disperdeva man mano il tempo reclamava a sé gli esseri umani più vecchi e depositari di quei ricordi.

Lo sviluppo tecnologico, aveva segnato l'evoluzione dell'uomo per tutta la parte del secolo scorso e durante i primi decenni della nuova epoca, espandendo l'economia di mercato in ogni angolo del pianeta. L'economia globale era basata sul concetto d'accrescimento economico esponenziale. L’incubo era rappresentato della recessione e dalla crisi dei sistemi speculativi alterati da artificiosi movimenti di capitale.

Accadde anche quello, dando luogo ad alternanze geografiche, sia nella produzione, sia nei consumi, ma senza apportare alcun risanamento agli effetti biologici, biochimici e fisici dell'industrializzazione, sulla pelle del pianeta.

La corsa allo sviluppo aveva ignorato le alterazioni che andavano a modificare l’equilibrio delle basilari regole alle quali è soggetta la vita sul nostro pianeta.

Le nuove generazioni, nate e cresciute sotto la tettoia dello smog, impegnate nell'economia di mercato, non possedevano più la memoria per intuire il repentino tracollo che aleggiava nell'aria, non erano preparate a reagire quando ancora vi erano speranze.

Fu così che nacque il grande inganno.

Anche la riverenza mistica nei confronti dell'Onnipotente era stata rimpiazzata dalla fede nella tecnologia, poiché l'uomo si stava avvicinando ad obiettivi stupefacenti, in apparenza sempre più prossimi ai misteri della genesi che, da sempre, hanno tormentato l’inquieto animo umano.

Fu un'illusione che favorì l'evolversi della tremenda verità.

Nel frattempo, dopo i tempi dello smog, l'inquinamento era stato accettato come un prezzo quasi onesto da pagare in cambio dei vantaggi che rendevano la vita più agiata e oziosa, ma forse, per mancanza di stimoli: ottusa, annoiata, conflittuale e stressata.

Per frenare l'inquinamento, nei primi tempi furono varate blande soluzioni regionali e, in seguito, di fronte al dilagare del problema, gli interessi dei singoli Stati non consentirono ai governi di trovare soluzioni comuni.

Purtroppo, le scelte dettate dal mercato fissarono contromisure del tutto inefficaci. Minuscole pillole curative quasi ignorate dalla critica e dai mezzi d'informazione. Un'informazione sempre meno indipendente, piatta, banale, uguale a se stessa, assai superficiale, pilotata dal Sistema di Controllo Globale & Centrale.

La fame d'energia, nel frattempo era diventata ingovernabile. Gli impianti di condizionamento, l'elettrificazione sfrenata, gli sprechi e l'inarrestabile espandersi della motorizzazione furono fenomeni che innescarono, dapprima una copertura quasi totale del globo terracqueo da parte di sottile polluzione e poi, un irreversibile effetto serra, già evidente molto prima della tremenda verità, quando si sarebbero potute tentare alcune conversioni che avrebbero evitato il grande inganno e questo nostro pazzesco viaggio.

Se ne parlò molto, ma si fece poco. La questione diede luogo a dibattiti tra scienziati che palleggiavano le responsabilità delle variazioni climatiche tra cause umane e fenomeni naturali. La popolazione seguiva gli sviluppi delle conferenze con attenzione, erano in molti a condividere le ipotesi più logiche, ma tranne qualche gruppo isolato, pochi si dichiararono disposti a rinunciare alla seducente tipologia della nostra civiltà.

A quel tempo, dopo i due gravi incidenti delle centrali nucleari di quarta generazione, si svilupparono diffuse proposte per ricorrere a fonti energetiche non inquinanti. Soluzioni ingegnose che però, andavano a danneggiare smisurati interessi delle multinazionali.

Le concentrazioni del potere erano ancorate a inerzie produttive legate allo sfruttamento dei giacimenti fossili: un volano inarrestabile d'attività difficili e dispendiose da riconvertire.

Alcuni notiziari tecnologici iniziarono a contrastare e prevedere. Entro pochi decenni si sarebbero sciolti i ghiacci, gli oceani avrebbero sommerso arcipelaghi e fasce costiere, le riserve d'acqua sarebbero state sempre più preziose, l'aumento della temperatura avrebbe favorito l'evaporazione dei mari, dando origine a tempeste e devastanti inondazioni.

Sfruttando la risonanza dell’argomento, le case di produzione si arricchirono con catastrofici, terrificanti film, sempre rassicuranti nell'immancabile lieto fine.

Nel frattempo pareva proprio che la causa del disastro fosse da attribuirsi al comportamento del genere umano, ma di terra emersa ne sarebbe rimasta comunque abbastanza. I telespettatori seguivano con attenzione le trasmissioni culturali: faceva tendenza mostrarsi informati ed eruditi in materia, dire ciò che si sapeva; mentre erano in pochi a sapere quel che si doveva dire.

Tra tanta dialettica dunque, nessun governo prese l'iniziativa per ridurre quello che, un tempo semplice smog, s’era trasformato in un'inarrestabile nube che aveva sovvertito i naturali avvicendamenti climatici. Ritmi scanditi da magiche alternanze che, da migliaia di anni, avevano garantito lo svolgersi della magia della vita sul nostro unico pianeta.

Tuttavia, il problema più sciagurato era un altro: illimitato.

La disastrosa realtà, la tremenda verità, era stata scoperta da eminenti studiosi e rivelata ai più autorevoli presidenti, ma era stata accuratamente taciuta ai dieci miliardi di abitanti.

I cittadini dormivano sonni quasi tranquilli: inebetiti da guerre regionali, rabboniti da disinformazioni e distratti da inebrianti miti edonisti, vivevano sedotti da gingilli elettronici, assorbiti da programmi ipnotici, appollaiati su veicoli sempre più veloci e circondati da un benessere sapientemente costruito da ingannevoli, inutili invenzioni.

La verità era tremenda. A qualche onesto scienziato, talvolta saltava il ghiribizzo di svelarla al mondo, ma dopo strani e funesti incidenti, chi sapeva non fiatava più. Nulla era ignoto agli occhi e alle orecchie dei software d'informazione personalizzati. Con la scusa dei sistemi di sicurezza AT.2, gli abitanti erano stati tutti monitorati e chi sapeva di trasgredire, poteva essere individuato dalla sudorazione, dal pulsare della pupilla, dal ritmo della respirazione.

La tremenda verità sarebbe dovuta rimanere orribile menzogna. Altro non si poteva fare. Chiunque avesse tentato di renderla nota sarebbe stato subito eliminato dai Servizi Occulti del Potere Centrale. Renderla nota avrebbe scaraventato la popolazione nel panico, nell'anarchia totale, innescando un'inarrestabile rivoluzione globale.

• Occhi puntati verso lo spazio infinito

L'atmosfera, già forata da antichi esperimenti nucleari, stava svanendo, volava via. Il pianeta si sarebbe inaridito, rinsecchito come un fungo al sole. Era inevitabile, sarebbe accaduto prima d’ogni fantasia.

L'anidride carbonica emessa in quantità smisurate dalle combustioni, combinata con i nuovi gas Eton e Aures adottati per riscaldamenti e condizionatori, si stava nutrendo d'ossigeno e azoto, alterando i millimetrici equilibri tra il peso molecolare dell'atmosfera e la forza di gravità del mondo.

Le foreste che, fino a tre secoli prima, si stendevano sopra gran parte delle terre emerse e rendevano il pianeta un vero Paradiso, erano state rase al suolo per essere tramutate in legnami pregiati e carta per moduli burocratici, per acquisire nuove terre da pascolo e culture destinate a sfamare la popolazione, per fare spazio alle megalopoli e alle loro sterminate discariche.

Quelle poche oasi di verde rimaste e mal tutelate, in un mondo ormai privo d'ogni rispetto per le regole della natura, erano diventate sollazzo di piromani: annoiati esseri in cerca di stupide emozioni, ma anche di terroristi ecologici e di insaziabili speculatori immobiliari.

Il processo di desertificazione delle latitudini tropicali, non era stato contrastato finché si era limitato a castigare le popolazioni meno autorevoli del pianeta. Quando s’era spostato verso latitudini più industrializzate, anziché provvedere a un massiccio ripopolamento silvestre su scala globale, si era preferito un aumento di soluzioni tecnologiche, attingendo massicce quantità d'acqua dal mare, trattandola con immensi impianti di depurazione.

All'inquinamento artificiale s'era sommato quello naturale. La popolazione, aumentata a dismisura, aveva fame. Gli allevamenti di animali da macello erano diventati immense distese di carne da hamburger. Grandi bestie che respiravano molto. Respirare tramuta l'ossigeno in anidride carbonica. Solo i vegetali riconvertono il fenomeno, ma di grandi foreste non ve n'erano più e le praterie di alghe marine erano state sterminate da un misterioso batterio. Pare fosse il prodotto di un esperimento d'arma chimica ormai inutile, fuoriuscito da bidoni abbandonati in fondo al mare dell'est.

L'ossigeno scompariva rapidamente e non veniva rimpiazzato, ma non era l'unica causa del disastro imminente. I nuovi jet supersonici che dimezzavano i tempi, volavano sempre più in alto, aprendo squarci negli strati più elevati dell'atmosfera. Come ferite di un corpo malato, tardavano a richiudersi, lasciando sfuggire l'aria verso l'infinito, ma per questioni di concorrenza nessuna compagnia si dimostrò disposta a far volare gli aeromobili più piano e più in basso; non sarebbe stata una scelta redditizia.

Per tutta questa serie di tragici errori, l'aria si era rapidamente diradata. Quando il fenomeno era stato accertato con colpevole ritardo, le nazioni scientificamente avanzate avevano tentato di salvaguardare l'atmosfera residua creando una calotta artificiale e trasparente, formata da miscele di: PMMA, BA2, PCmm3. Leggerissimi intrecci di polimeri sintetici d’origine biologica che, stesi al di sopra delle rotte commerciali come un sottile e cristallino film protettivo, avrebbero dovuto arginare il disastro.

La popolazione aveva iniziato a interrogarsi sul rilascio di larghe tracce di pulviscolo da parte di aerei cisterna; qualche biologo si era allarmato, ma come sempre, l'informazione aveva depistato ogni ipotesi catastrofica, fornendo rassicuranti dati che spiegavano ambigui cimenti destinati alle telecomunicazioni.

In realtà, le particelle rilasciate nell'atmosfera avevano contribuito a consolidare l'effetto serra senza eliminare l'impoverimento dell’aria.

Anziché iniziare un salubre rimboschimento universale e un immediato procedimento di regresso, si era preferito cercare la soluzione adoperando i medesimi metodi che erano stati all'origine del problema. Il sistema mondiale, mosso da poche organizzazioni senza più volto, non era programmato per uno sviluppo indirizzato all'indietro.

La scelta progressiva era stata quella di tacere su tutto. L'inganno era nato un po' per volta, ma era diventato gigantesco quasi di colpo. Il pianeta era condannato a inaridirsi e gli oceani a evaporare verso il nulla, verso il gelido universo. Era l'apocalisse più volte annunciata da antiche scritture, oracoli, maestri, profeti e veggenti. L'apocalisse; anticipazione celeste, un tempo temuta e rispettata, quindi derisa, ignorata, dimenticata in vecchie pagine premonitrici.

Era la fine d'ogni forma di vita sul pianeta. Fine ormai inconfutabile e attesa nell'arco di poco tempo tiranno.

Fu per tutto ciò che si diede inizio al Progetto Spaziale Unificato, il capolavoro del grande inganno: un piano ambizioso accolto con curiosità e orgoglio dagli abitanti del pianeta, quelli che credevano ciecamente nel cammino della scienza e della tecnologia.

In effetti, si trattava di missioni sempre più ardite, con il compito di sondare la possibilità di colonizzare i pianeti più vicini. Spedizioni di satelliti intelligenti che atterravano su altri corpi celesti trasmettendo le caratteristiche dei suoli, tacendone il reale, pressante motivo principale: tentare di salvaguardare almeno l'esistenza della razza umana.

Il grande inganno non era impraticabile, ma occorreva fare in fretta.

Secondo dati raccolti dall'Onnisciente Computer Dominante, tre pianeti prossimi al nostro globo ormai condannato e abbastanza vicini al Sole, avrebbero potuto accogliere con alterne possibilità di successo una modesta colonia di soggetti prescelti per la fuga verso l'inevitabile, disonorevole grande inganno.

Io sono uno di loro, sono un fortunato essere umano consapevole di tutto quanto finora ho raccontato. Sono stato accuratamente selezionato per partecipare alla più grande impresa della storia, ma me ne vergogno e non me ne compiaccio.

• Le torri lucenti

La nostra grande astronave, Migrator 2 è decollata appena in tempo per sfuggire alle rappresaglie delle popolazioni furibonde. Masse disperate che volevano partire con noi oppure abbatterci. Moltitudini accorse verso la base spaziale, a malapena contenute dal fuoco incrociato di mille fedelissimi militari.

La sinistra notizia, la tremenda verità aveva iniziato a serpeggiare dal momento in cui s'era staccata dal suolo Migrator 1, partita solo venti giorni or sono: un'eternità cosparsa di desolato nulla per chi comprende e rimane. Si trattava di una cosmonave imponente e troppo popolata per mascherare il gigantesco imbroglio; una metallica torre lucente.

La gente aveva capito tutto in quel preciso momento.

N'era stata prevista una terza, ora so che non è mai decollata, ma data alle fiamme dalla folla furente con dentro altre sfortunate avanguardie sacrificate per niente.

Migrator 1 era partita in direzione di Venere, col suo carico di 176 taciturni esseri umani d'ambo i sessi, d'ogni razza e colore. Uomini e donne addestrati e informati di tutto, ma intrisi di tristezza, disonore, nonché legittimato timore. Pionieri sorretti dalla coscienza dell'importanza della missione e immensa speranza.

Il medesimo tipo di equipaggio e i precisi sentimenti che gremiscono anche questa seconda arca spaziale, all'interno della quale noi, 182 sconosciuti prescelti, ci si osserva, consapevoli delle mostruose colpe dell'arroganza del genere umano.

Dal momento in cui siamo partiti, scrutiamo sfuggenti i nostri pochi, fortunati volti, ugualmente coscienti dell'immensa importanza della nostra avventurosa, quanto incerta missione. Manipolo di piccoli mortali impauriti e proiettati verso l'ignoto, con più nulla da perdere e tutto da guadagnare, saettanti nello spazio, verso la nostra meta.

I venti giorni che avevano separato il decollo delle due astronavi gemelle erano stati sufficienti per far circolare la tremenda verità in ogni angolo del pianeta ormai morente. Pianeta sfinito, ma servito via esternet da ogni tipo d'informazione in tempo reale.

Una volta vista schizzare verso il cosmo dall'immensa rampa la prima, grande astronave, più d'uno studioso al corrente della tremenda verità aveva compreso che le scelte erano state fatte e spontaneamente, senza più timore d'anticipare una morte ormai imminente, aveva scelto di vuotare il sacco.

Chi sapeva, aveva confessato al mondo che, nell'emisfero nord del nostro magnifico pianeta, dopo una primavera dapprima quasi normale, ma poi sempre più calda, sarebbe sopraggiunta un’estate ancora più rovente. Stranamente, nelle notti, man mano si sarebbe tornati a vedere il cielo sempre più stellato, come lo si vedeva un tempo ormai lontano, quando l'atmosfera era immacolata e pura, quasi trasparente.

Sarebbe stato l’indizio del brusco assottigliarsi dell'atmosfera. Nessuno aveva azzardato tempi precisi, ma di certo, l'autunno e l'inverno sarebbero stati assai più gelidi di quelli precedenti, meno protetti dal glaciale infinito. Sarebbe stata dura, ammesso che si fosse arrivati ancora vivi sino a quel tormento. La morte sarebbe stata lenta, ma non troppo, e soprattutto: quasi in simultanea su tutto il pianeta. Una morte totale e boccheggiante.

L'ultima aria, sempre più evanescente avrebbe iniziato a perdersi nell'immensità con un ultimo turbine, un vento fortissimo, aspirato e disperso nel cielo stellato.

Un estremo, immenso, planetario sospiro: poi, il nero e il niente.

La notizia aveva sconvolto il mondo, ma tacere il grande inganno era diventata un’impresa impossibile. A pochi era sfuggito che, l'ultima estate, era stata la più secca e torrida degli ultimi anni e l'autunno, deformato da burrascosi nubifragi, era stato spazzato da violenti temporali e trombe d'aria mai viste alle nostre latitudini. Tempeste che avevano devastato città, terre agricole e coste, strade, ponti e bassi insediamenti, provocando naufragi, frane, crolli e moltissimi lutti. L'inverno poi, calato da nord quasi senza preavviso, ghiacciando le pianure ancora umide e spazzandole con venti gelidi d'origine polare, aveva alimentato teorie e sinistri sospetti anche nelle più semplici menti.

In molti avevano iniziato a capire, interrogandosi su quel cielo stranamente sempre più pulito e su quelle ambigue, affollate spedizioni siderali.

In troppi avevano compreso, mentre il tempo imponeva di decidere e partire.

• Nel ventre della speranza: verso la meta.

Stiamo navigando da tre mesi, astronauti racchiusi in questo guscio disperso nell'infinito. La meta si avvicina, trepidiamo, preghiamo un vecchio Dio, abbiamo paura di morire e sebbene sia una speranza perlomeno vana, abbiamo fame di farcela: umana ingordigia di sopravvivere.

Fino a pochi decenni addietro ci s'interrogava sul fatto se vi fossero state altre forme di vita intelligente nelle galassie più vicine. Oggi sappiamo d'essere sopravvissuti noi soli, gli ultimi rappresentanti della razza umana. Indietro non v'è luogo per un ritorno.

Siamo rimasti in contatto radio con Migrator 1 fino al momento del suo impatto con la densa atmosfera di Venere. Dapprima sembrava che tutto si dovesse sviluppare secondo i ripetuti calcoli degli elaboratori, ma poi, allarmanti segnali di surriscaldamento, quindi un rumore quasi molle e dopo: solo silenzio.

La triste fine della nave gemella era quasi certa, incerte le cause, e troppe potevano essere. Sapevamo che era previsto un margine d'errore stimato 0,2513 ∑π relativo alle incomplete informazioni sulle caratteristiche di quel pianeta, ma il doloroso, verosimile insuccesso dei nostri compagni non fa certo bene al morale. Siamo rimasti soli, è un'immensa responsabilità. Ci si affanna in mille controlli.

La base segreta, sepolta trenta metri sotto la superficie del nostro amato e sventurato corpo celeste, nonostante tutto funziona e ci trasmette continuamente informazioni e dati.

Javè, l'infallibile Elaboratore Onnisciente Onnicomprensivo, ci sta pilotando in automatico sul nostro obiettivo. Siamo rimasti nelle sue sole mani virtuali, le uniche a funzionare ancora; razionali, imperturbabili onde in radiofrequenza, eppure anch'esse contraddistinte da strane inflessioni. Forse è suggestione, paiono quasi mortificate. Ci viene da pensare che, probabilmente, a modo loro, parto di consapevoli calcoli matematici effettuati da macchine ormai quasi umane, per analogia, sono coscienti e quindi amareggiate per il mesto epilogo degli umani e del pianeta in tutto il suo complesso.

Come si temeva, il dilagare della tremenda verità, aveva liberato gli istinti più ancestrali delle moltitudini: miliardi di peresone tradite, infuriate, terrorizzate ed incredule. Travolti dall'immensa tragedia, anche i militari dell’area segreta, dopo pochi giorni avevano disertato. La base era disabitata, solo le macchine vivevano ancora.

Via videotelebyte 109 Hz, sul monitor a ultrasuoni elastici avevamo captato terribili immagini e raccapriccianti informazioni da parte d'impassibili volti professionali. Volti di giovani giornalisti rampanti che, nella loro ultima e più prestigiosa diretta, riferivano di ribellioni, guerre e stermini, superandosi in loquacità e agilità dialettica.

Si trattava di conflitti spontanei esplosi senza motivo apparente e senza quartiere, oppure suicidi di massa pregando un nuovo Dio. Visto dall'interno della nostra nave, sembrava un massacro cercato e voluto, quasi come se, uccidersi prima di assistere alla fine del globo terracqueo, fosse una liberazione, un espiare i peccati di ambizione e tracotanza inflitti al pianeta e alla sua stupenda natura in cambio d'una fugace, ingannevole illusione d'invincibile sapienza. Il clima aveva fatto il resto.

Saltato ogni schema della razionale struttura che sfamava, illuminava, dissetava, riscaldava o rinfrescava ogni spicchio del pianeta, in poche settimane, secondo le latitudini, l'umanità era spirata per il gelo o asfissiata dal calore. Altrove era morta per fame e sete, lottando a morsi e mani nude per un ultimo, raffermo tozzo di pane. La tragedia s’era consumata ancor prima che svanisse l'ultima molecola della nostra cara, vecchia atmosfera. Assistere impotenti a quello spettacolo era stato terribile, ma era servito per decuplicare il senso di responsabilità e la concentrazione nei confronti della missione.

In questi mesi di navigazione abbiamo imparato a conoscerci e stimarci per le nostre tante qualità e per il silenzioso, umile coraggio. Proveniamo dai sette continenti, siamo tutti giovani, sani, istruiti, pacati e intelligenti. Di tutto il passato lasciato alle nostre spalle abbiamo parlato poco, volutamente. Non abbiamo sviscerato né gioie né dolori, né altri sentimenti, ma molto e d'altro abbiamo discusso e altrettanto programmato.

Durante il viaggio abbiamo analizzato tutti gli errori commessi dalla nostra razza, partendo da lontano, da che la storia ci consentiva di risalire; errori d'egoismo e di sopraffazione verso ogni altra forma di vita e verso la nostra etnia stessa. Errori ripetitivi, costellati di sofferenze, guerre e distruzioni. Violenze spesso compiute nel nome di storpiate, divine volontà o al grido di masse illuse da artificiosi governanti, portate ad immolarsi da disegni diabolici, promettendo loro false e nuove libertà.

Mentre aumentava la distanza dalla nostra terra ormai spenta, abbiamo ripercorso la lunga, e per certi aspetti, esaltante storia delle invenzioni. Serie di conquiste dapprima modeste, seppur geniali, poco contrastanti con il mondo naturale. Quindi, le scoperte di una scienza e una ricerca sempre più invadente, sino a sopraffare la perfezione equilibrata della natura stessa. Sino alla tremenda verità, il grande imbroglio e l’orrenda fine di tutto.

Tristemente informati sulle ultime vicende della nostra ormai perduta civiltà, abbiamo individuato il male, nel nome del quale, troppi errori hanno scandito la prolificazione di disastri sempre simili a se stessi. Il male è un'energia vagante che assume il volto del potere e di fatue ricchezze. Si manifesta con l’accumulo di futili, inutili oggetti di culto, fugaci proprietà di terre e monili, di volatili tesori o materiali rari. Si palesa con la prevaricazione dei simili, con lo scettro del comando costruito su ingannevoli leggi ed arroganze intellettuali che discriminano singoli e popoli.

Le abbiamo classificate come distorsioni all’appartenenza d’un esistere unico e globale, durante il quale, l'amare il prossimo come se stessi è la più semplice, logica teoria del vivere. Potere e ricchezze: imbrogli intellettivi eppure, letali armi sociali, bisogni manipolati, motivi scatenanti di lotte e soprusi. Stimolanti d’impulsi negativi che giacciono nella crudeltà latente dell'uomo.

Nel corso di queste sedute di riflessione collettiva regolate da Javè, abbiamo stabilito che un essere buono è naturalmente generoso e intelligente, quello cattivo, oltre che avido è anche stupido. Le doti morali non possono essere separate da quelle intellettuali e sono queste ultime la vera, impagabile ricchezza del genere umano. La bontà è genialità e lungimiranza, l'appartenenza, la fratellanza, la solidarietà sono la via da perseguire, insegnare e coltivare.

Soli nell'universo, abbiamo analizzato le follie della nostra razza ingorda e violenta, pregando un vecchio, generoso e comprensivo Dio di guidarci nell'ultima e più pericolosa tappa di questo viaggio, e di farci giungere vivi al suolo, sperando di poter trovare un modo per sopravvivere su questa nuova terra ormai vicina, implorandolo di concederci l'opportunità di poter riabilitare la nostra oltraggiosa razza.

Nel tempo del progressivo avvicinamento alla meta abbiamo sviscerato ogni nostra colpa, chiedendo perdono a tutte le stelle del cielo, giurando di non commettere mai più gli stessi errori, promettendo solennemente di onorare sempre l'Onnipotente e vivere pacificamente, con rispetto e riverenza, secondo i ritmi che ci saranno richiesti dalla pur aspra natura che in basso ci aspetta.

• Il mondo nuovo e un'altra, nuova verità

Ora non è più il momento né di riflettere né di recriminare. Durante il volo sembrava d'essere immobili e sperduti nell'immenso, ma ora, scorgendolo dall'oblò, il globo prescelto per l'atterraggio si sta facendo sempre più vicino e la nostra velocità appare quel che è: terrificante. Siamo pronti.

Tutto si sviluppa così rapidamente che quasi non v'è tempo per pensare. L'enorme astronave trema quando si accendono tutti assieme i dieci poderosi retrorazzi ed io, sdraiato come gli altri sulla mia cuccetta pneumatica sento la frenata che mi schiaccia.

Nel fulmineo istante in cui l'astronave doma la sua folle corsa percepisco un aumento di calore, poi un rumore molle, poi più niente.

Non so se ho perso i sensi o sono morto oppure no. Riapro gli occhi, tutto attorno è silenzio, poi, altri astronauti si muovono, siamo vivi! Ci raduniamo nella sala di controllo, gli strumenti segnalano che tutto si è svolto secondo il programma. Gli sguardi si cercano, emozionati, esultanti, ma timorosi e titubanti. Esitiamo su chi dovrà prendere la decisione di scendere per primo. Indugiamo su queste ed altre cose, poiché ci riteniamo tutti uguali ed è stato abolito ogni tipo di gerarchia e di comando.

Per noi decide il sapiente Javè, che si collega all'improvviso, preceduto da uno spiritoso e bene augurante "andate e moltiplicatevi", quindi si rallegra con tutto l'equipaggio, assumendo un tono orgoglioso per non aver sbagliato i calcoli e aver permesso all'epica impresa d’arrivare a destinazione sana e salva. Poi, rende noti i nomi dei nostri accoppiamenti, rendendo donne e uomini più rilassati e sorridenti in quanto, i matrimoni virtuali sembrano tutti azzeccati, saggiamente selezionati per non creare errori o malintesi.

A sentire la sua voce così distante, eppure presente; voce artificiale, ma non troppo, il super computer dà idea d’essere veramente contento. Possiede una riserva d'energia di 10.000 M.tep e non gli occorre ossigeno. Solo, di lassù, continuerà a seguirci, forse in eterno, ma niente di più. Javè controlla, verifica e poi comunica d'aver esaurito ogni sua mansione per la quale era stato programmato.

Quando prende commiato augurandoci ogni bene, ne sorrido, pensando che forse neppure lui era certo della buona riuscita della missione. Nel medesimo tempo, sento che, tra tutti i presenti, come ultimo incarico, scegliendo lui per noi su chi dovesse uscire adesso dalla nave e andare a spasso ad esplorare la superficie di codesta nuova terra, scandisce il mio nome.

Tocca dunque a me essere il primo. Eseguo con rispetto.

Mentre m'inserisco nella tuta e indosso il casco, assieme agli altri della spedizione intono una preghiera per ringraziare un vecchio Dio buono e chiedergli ancora un po' di pazienza, di amorevole benevolenza.

Si apre l'ultimo portello, sono fuori, mi muovo, cammino. Il sole è ancora alto rispetto all'orizzonte, credo d’avere il tempo per capire, per sondare e quindi riferire.

Tutto attorno è una pianura frastagliata, brulla e gialla, ma se spingo lo sguardo più lontano vedo picchi e montagne di un altro colore. Sembrano dirupi coperti da arbusti e piante. Dunque, avevano ragione quegli eminenti scienziati che sostenevano esserci vita su questo pianeta. Gli strumenti segnalano che, pur essendo la visuale trasparente, vi è una sufficiente quantità d’ossigeno in codesta atmosfera.

Mi sfilo il casco lento e prudente, ben sapendo che non potrò rimediare l’eventuale errore.

Respiro! Il naso mi trasmette odori forti, pungenti e stranieri, mentre il sole che ancora galleggia sul cielo, allunga le ombre e riscalda i pensieri.

Fino a pochi decenni addietro ci s'interrogava sul fatto se vi fossero state altre forme di vita intelligente nelle galassie più vicine. Oggi so per certo che siamo sopravvissuti noi soli, pochi, molto probabilmente gli ultimi rappresentanti della razza umana.

Mi volto verso la nostra astronave, metallica torre lucente che già inquina l'ambiente con la sua sola presenza. La distruggeremo com'è stato deciso. Mentre lo penso trasmetto il segnale: confermo che tutto procede in modo normale.

Proseguo il cammino, esaltato pioniere di una impresa imponente. Dietro a delle rocce zampilla un rumore. È una fonte. - Dunque c'è l'acqua, c'è veramente! - Non v'era stato il tempo di esserne certi, ma i dati in possesso avevano espresso buone speranze.

Ora sono quasi distante, mi volto di nuovo e osservo scendere a terra i miei primi compagni di volo. Proseguo la marcia col cuore che scoppia d'emozione, sfilandomi la spessa tuta, poiché il clima è piacevolmente tiepido.

Dopo le rocce, dietro al ruscello, trecento metri lontano, in mezzo a una valle, intravedo una laguna e con immensa sorpresa d’entrambi, un animale mi fissa. Sembra un unicorno, ma non lo è: mi esplora, poi fugge. Guardo in alto, vola un uccello simile a un grifone.

Meravigliato mi siedo e attendo i miei fortunati compagni, ringraziando il Dio buono per questa possibilità. Non la dovremo sprecare. Questo mondo è vivo, inaspettatamente, e in quanto tale lo si rispetterà ancora maggiormente. Siamo i precursori di una nuova era, di un'altra civiltà. Abbiamo imparato la lezione a memoria.

Come stabilito da Javè, entreremo in intimità con la nostra compagna. Mi piace molto quella che mi è stata assegnata alla fine del viaggio. La guardo mentre si avvicina, era proprio lei che avevo sperato d’avere in sposa ed anch'essa, sorridente, sembra acconsentire. Al mio istinto sarebbe spiaciuto vederla destinare a qualcun altro. È di razza bionda, ha lo sguardo dolce e sensuale, sono certo che potrò amarla con naturalezza, dopodiché c'inoltreremo in questo nuovo mondo, in questa casa che si presenta tanto generosa e accogliente, quanto, probabilmente, anche pericolosa.

- Chissà se da qualche parte, esiste un'altra forma di vita somigliante alla nostra ? - è un grido che mi esce spontaneo e che risuona in questo nuovo mondo.

Quando saremo pronti per farlo, ci divideremo dagli altri e ciascuna coppia imboccherà nuove, misteriose direzioni. Ci separeremo andando in cerca d’un territorio favorevole dove ripristinare le nostre razze secondo umile sapienza e con uno spirito migliore, sempre che codesto mondo ancora ignoto tolleri la nostra presenza e non ci annienti tutti con misteriose forme di pericolo: ciclopi, titani o altre minacciose eventualità.

Più ci allontaneremo gli uni dagli altri e maggiori saranno le possibilità che qualche gruppo s'imbatta in un luogo accogliente e lì sopravviva. Così abbiamo già deciso da tempo.

Andremo e ci moltiplicheremo, come proferì quel burlone elettronico di Javè, abbandonando ogni oggetto e ogni reminiscenza di tecnologia, con l'unica legge, giurata e non scritta, di non offendere l'ambiente naturale, ma viverci in simbiosi, lottando se si dovrà lottare, ma con giudizio, dapprima apprendendo e poi, assecondando gl'intelligenti ritmi di vita del regno animale; senza orari pressanti, regole scritte, comandanti, uffici, denari e motori puzzolenti. Istintivamente liberi.

Andremo e ci moltiplicheremo, pacificamente, rispettando la nostra stirpe, senza mai più rubare, ferire, umiliare, ammazzare, senza più generali né sudditanze, senza stupide guerre, poiché abbiamo capito d'essere tutti fratelli, figli di un immenso disegno grande quanto l'universo, seppure differenti per razza e colore.

Tramanderemo la storia dell'apocalisse ai nostri figli, crescendoli amorevoli, buoni, semplici e generosi, e altrettanto loro faranno, così che mai più vi sia morte e violenza per questa nuova natura, né smog e sviluppo tecnologico né economia di mercato. Mai più l'ipnotismo delle masse, né il male "potere e ricchezza": futili e inutili oggetti di culto, fugaci proprietà di terre, denari e monili. Mai più un mastodontico inganno per mascherare qualche altra tremenda, disastrosa verità.

Seduto sul sasso mi lascio cullare dai mille pensieri e mentre sento lontane arrivare le voci gioiose ed eccitate dei miei compagni, seguo con l'occhio il volo dell'uccello che disegna cerchi nel cielo. Sembra giocare a schivare le prime, limpidissime stelle.

È quasi l'imbrunire ormai. Il rosa sta lasciando il posto al blu che sale da oriente, il tramonto assomiglia ai più belli che vidi sul nostro vecchio, oltraggiato pianeta. Alzo gli occhi e lo cerco con lo sguardo. Secondo quanto mi è stato dato sapere consultando le carte cosmiche, da questa posizione e adesso, si dovrebbe scovare appena sotto le stelle che corrispondono alle estremità dell'Orsa Maggiore.

Forse è suggestione, ma mi pare di scorgerlo, minuscolo, secco, disabitato: un granello di sabbia disperso nell'infinito.

- Povero vecchio pianeta ormai arido e di colore rossastro, povero il nostro antico mondo: Marte, perduto Paradiso, origine della vita di noi marziani presuntuosi e stolti! Così piccolo e così lontano pare non essere esistito mai. Perdonaci Marte ed ogni tua forma di vita distrutta da noi! - Sussurro dedicandogli il mio cuore gonfio d'amarezza.

- Non farà mai la sua stessa fine questo nuovo astro accogliente, la nostra nuova patria, questo pianeta, come lui un tempo, azzurro e vivente: la Terra! Noi non lo permetteremo! Lo rispetteremo, non lo inquineremo mai… –

Eccitato lo giuro alla mia bellissima compagna. Eva è il suo nome, mi ha raggiunto, è accanto, si spoglia anch'essa dell'ingombrante tuta lasciandomi intravedere la sagoma di un promettente, florido frutto. La stringo a me per la prima volta, sento il suo respiro che si gonfia d'emozione e di speranza, mentre ripeto all'erba, ai monti e al cielo trasparente:

– Noi non lo permetteremo mai! Parola di Adamo! Mai sarà smog sul pianeta Terra, mai saranno guerre, mai più un terribile inganno! -.

Carlo mariano Sartoris
http://www.handyscap.it/

lunedì 16 gennaio 2012

Donatori di note, musica negli ospedali. Terapia d'Arte: una nuova iniziativa socio culturale

Mario Valsania, uno dei soci fondatori dell'associazione Terapia d'Arte, Maestro Compositore e Flautista, nonchè attore della compagnia, è lieto di invitare tutti alla sua ultima creazione: un progetto di terapia in musica indirizzato a una sinergia tra pazienti e personale ospedaliero, un linguaggio universale di uguaglianza e di appartenenza trasmesso in melodia per una migliore qualità della vita e una accettazione di un soggiorno spesse volte impegnativo e che porta spsso i  lungodegoenti a forme di malinconico isolamento. Obiettivi e appuntamenti musicali presso LA RESIDENZA, nota struttura di accoglienza a Rodello, a pochi km da Alba: