martedì 22 giugno 2010

news

Condivido con gli amici una buona notizia e ringrazio le persone con cui ho lavorato, che da tanti anni hanno creduto in me e che hanno collaborato per questo mio percorso.

Oggi mi hanno telefonato dall'OdG, ordine dei giornalisti, confermando che la mia richiesta di essere inserito nell'albo, visto il mio denso curriculum, è stata accettata senza alcuna remora, augurandomi buon lavoro.

Dunque da oggi sono a disposizione per un serio impiego in quel settore dove sento di poter applicare molto della mia poliedrica cultura, ma soprattutto della possibilità di portarmi confrontare e diffondere analizzando concreti aspetti del nostro modo di vivere, descrivendo dal lato trasversale della mia esistenza così particolare.

È una bella responsabilità, un nuovo traguardo da cui partire per scrivere un'altra storia. Spero di fare buone cose e sono molto contento.

Tutto qui. Un saluto per tutti

carlo mariano sartoris
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mercoledì 2 giugno 2010

Proposte dietro richiesta per le modifiche al codice della strada in merito di sicurezza stradale, si accettano consigli

Opinioni personali sulle modifiche al codice della strada:
premessa

Dopo essermi inoltrato tra i vri articoli cercando di dare il meglio di me stesso e della mia esperienza personale, prima di elencare qualche modesto suggerimento, mi permetto di appellarmi ad una logica che è comunque trascurata e alla quale mi sto dedicando da molto tempo.

Fare prevenzione stradale ogni tanto nelle scuole raccontando quanto è doloroso un percorso di vita segnata da un incidente, mostrandomi senza remore nella mia invalidità, è utile, ma estremamente dispersivo e molto piccolo nella sua capacità di poter penetrare in una coscienza per molto tempo.

Recitare in una commedia costruita quasi di proposito per ampliare la portata del messaggio che altro non è se non un inno alla vita, è un'avventura divertente e impegnativa, ma anche essa non produce gli effetti voluti. Realizzare un video da distribuire è un passo in più, ma non basta.

Io sogno di poter dettare gli estremi per una trasmissione televisiva che possa raggiungere veramente tutte le case, le persone, le coscienza della gente, e lì, nel pensiero e nella conoscenza mettere le basi per un comportamento sociale differente, più consapevole del senso di appartenenza, meno dipendente da dei falsi e superati i miti del superuomo, ormai ridimensionati da un modo di vivere sempre più complesso, poco gestibile, privo di punti di riferimento, fondamentalmente sbagliato.

Io sogno di poterlo dire a tutti che in un incidente le ossa fanno crack, che non si sente quasi male, e il sangue che ti scorre sul viso non è il tuo, ma è quello della tua ragazza che ti sta morendo accanto. Sogno di raccontarlo in un modo tecnico, scientifico chiaro incomprensibile, adoperando il linguaggio necessario e più adeguato.
Queste e tante altre cose ritengo siano fondamentali, indispensabili, intelligenti e ben ragionate, per modificare degli atteggiamenti sbagliati che sono figli del medesimo prodotto: il messaggio televisivo che esalta altri miti. Per combattere un mito occorre crearne un altro.

In televisione i buoni non muoiono mai, in televisione devi essere bello, ricco e ben vestito, devi avere un materasso intelligente, un'automobile bellissima, velocissima, potente, prestigiosa, ma non c'è problema, a te non succederà mai niente… .
Invece no, gli incidenti sono molto democratici, non sono destinati ad una certa classe sociale o solo ai giovani o alla gente di una certa età, colpiscono tutti, buoni e cattivi, padri, madri e figli, è ora di dire la verità, è ora di insegnare a vivere in altro modo usando il mezzo più persuasivo che c'è.

È con grande convinzione, seppure con modestia, reputo che tutto il movimento repressivo, formato da leggi, limiti, contravvenzioni, sanzioni, destinato a stabilire un corretto comportamento sulle strade, sia dovuto ad una origine sbagliata che porta l'uomo ad uno scorretto comportamento nell'approccio al vivere e quindi, anche in quella azione acquisita che quasi tutti fanno: guidare.
Sono sicuro che si può rimediare almeno in parte con una politica di educazione informativa che sappia creare un processo di attenzione e di interesse attorno al problema del vivere o morire mentre si è al volante.
Un programma del venerdì, ore 19.30, rete a diffusione nazionale. Un messaggio che non sia un'ora destinata ai ragazzi del liceo, ma un appuntamento intelligente gestito da persone che sanno quello che fanno, senza se… è senza ma… come si usa dire adesso in politica.
Un programma che sicuramente avrebbe un'audience in grado di garantire l'interesse di altri sponsor pubblicitari, insomma, perfettamente inserito nell'ottica del profitto in cui siamo andati ad impantanarci e nella quale ci dobbiamo muovere.
Io lo costruisco nei miei pensieri da anni, trova piena approvazione in ambienti medici dei reparti di neurologia e rianimazione; ne ho in mente persino il titolo.


In riferimento agli articoli della legge

Molto interessante all'articolo 23
sulla segnalazione obbligata di stati di coma e l'attenzione dedicata alle conseguenze di incidenti non gravi lesioni. Nel mio caso chi ha provocato l'incidente non è stato sottoposto a nessun controllo, né alcolico né altro.

All'articolo 24,
non so se mi è sfuggito il particolare magari già considerato altrove, ma ho sempre pensato che uno straniero che guida in un altro paese, sebbene abbia una patente valida e riconosciuta, debba possedere il minimo necessario di conoscenza della lingua del paese in cui si sta muovendo, poiché molte segnalazioni turistiche e informative sono nella lingua nazionale

All'articolo 25 - articolo 42
mi sembra di ricordare che una consistente parte dei proventi ricavati da delle sanzioni relative a tale infrazione è destinata a programmi di educazione stradale, non ne ho trovato menzione, ma forse mi confondo con altro.

All'articolo 28
forse limitare 60 km orari la velocità di trasporto di motocicli con a bordo bambini, su strade extraurbane potrebbe risultare pericoloso poiché sottoposti a continui sorpassi

All'articolo 34
se a pagina 30, dopo l'ampia trattazione della guida in stato di dipendenza da sostanze alcoliche e stupefacenti, riferito all'articolo 187, comma 2 bis, si fa esplicito riferimento all'uso terapeutico di sostanze mediche: sonniferi, calmanti e antidolorifici, credo che sia molto importante l'accertamento dell'uso di questi elementi, se ne parla poco, ma sono in molti a farne uso, molto bene quindi, quanto indicato all'articolo 56 in materia di individuazione dei farmaci pericolosi.

All'articolo 50
per quanto riguarda l'introduzione di un dispositivo tipo: scatola nera, nel casco dei motociclisti o nelle vetture, per determinarne la velocità media e trarne informazioni in caso di incidente, l'escalation del progresso mi porta a ragionare in altro modo, perché a questo punto c'è qualcosa che non và. Mi piacerebbe che, quanto segue fosse valutato.

La complessità dell'idea della scatola nera e sicuramente il costo dell'applicazione mi fanno sorgere una domanda semplice che è nella testa e nelle abituali conversazioni di gran parte dei cittadini e cioè: ma perché si continuano ad applicare dei limiti di velocità e determinare sanzioni, quando sarebbe molto più logico, ecologico, economico, semplice, intelligente e ben voluto, e infine, concretamente molto in tema con il gran parlare della sicurezza stradale; smetterla con la vendita di veicoli che abbiano prestazioni sempre più elevate e proporre concretamente altro ?

La dura legge del mercato globale non è detto che non si possa sovvertire, dando origine a un nuovo mercato, un nuovo modo di produrre e vendere altri prodotti.
In fondo, rappresenterebbe anche una ovvia, semplice risposta al problema della crisi dell'industria, della disoccupazione e della crisi economica.
Sarebbe fantastico per una volta partire per primi! Creare un nuovo mercato e un nuovo, antico, sistema di viaggiare, più placido e lento, così come è ora di ricorrere alle energie alternative e non si capisce bene perché ci stiamo ancora pensando!

Non sono poi così in tanti a desiderare dei veicoli sempre più potenti, le velocità di spostamento previste dal codice sono più che sufficienti a soddisfare le odierne necessità di moltissime persone. Del resto, non molto tempo fa, possedere un veicolo che viaggiava a 140 km/h era quasi un lusso. Penso a mio padre e alla sua bellissima lancia Appia, macchina fantastica, 132 km/h, non uno di più, eppure...

Una grande fetta della popolazione è ormai matura per accettare dei veicoli più lenti, più sicuri, più comodi, più ecologici, più al passo con i tempi di una circolazione sempre più caotica che non permette nemmeno più di divertirsi a schiacciare l'acceleratore.
La gente, da una parte subisce il fascino di nuovi prodotti sempre più evoluti e pubblicizzati, ma non sempre condivide. Il popolo a volte è maturo.
Si rende conto degli interessi di vendita legati alle aziende, ma non si spiega perché si continuino a proporre automobili e motocicli che superano i 200 km orari con una facilità disarmante e poi si debbano inventare sistemi complessi per reprimere un oggetto adatto per correre, studiato accuratamente per stimolare il desiderio di velocità rettilinea insito nell'animale uomo e la sua atavica, storica, intrinseca competitività.

All'articolo 58
l'argomento estremamente delicato su misure alternative alla pena detentiva, mi consente soltanto di esprimere delle opinioni del tutto personali.
Per prima cosa è ovvio che quando si parla di pena detentiva ci si trova di fronte a casi particolarmente sinistri, non è un caso di opinione pubblica che fatica ad accettare alcune decisioni a volte poco comprensibili, il concetto fondamentale è che un'automobile è un'arma impropria di grandissima potenza, più di una pistola, chi l’adopera dovrebbe saperlo.
Lungi da me volermi sovrapporre ad un pensiero più lungimirante del mio, ma schiettamente, in certi casi, il concetto di riabilitazione comportamentale affidata al servizio sociale, dovrebbe essere veramente garantito nel suo risultato, poiché è francamente difficile accettare certe reiterazioni di reato e certi comportamenti di assoluto individualismo e di disprezzo della vita altrui, forse legati a un modo di vivere culturalmente ormai sbagliato, che ha perduto l'etica di una vecchia religione ormai.

All'articolo 59
non credo sia tanto importante la presenza o meno delle generalità dell'invalido, che sicuramente non si vergogna di esserlo, invece, essendo io invalido al 100%, mi permetto di sottolineare un noto particolare che mi riguarda da vicino:
amerei un severo controllo delle persone che usufruiscono del tagliando di parcheggio destinato ai portatori di handicap. Molto spesso vedo scendere dalla macchina una perfettamente normodotata, ma dotata di permesso. Sono buffi mentre si guardano attorno in cerca di un eventuale vigile urbano. Poi mi vedono e loro forse sì che si vergognano. A volte fanno finta di zoppicare, sono patetici mentre filano via.



Invitato ad esprimere una mia opinione sul documento del Senato della Repubblica in merito alle nuove disposizioni riferite alla sicurezza stradale, colgo l'occasione per espandere il mio parere oltre il documento visionato.

Poiché il concetto di prevenzione stradale è legato soprattutto alla salvaguardia della vita umana, dopo aver letto il documento, colgo il momento per segnalare alcuni punti che riguardano sia un comportamento generale che ignora antiche abitudini del codice della strada ormai quasi ignorate, sia modifiche della strada e della viabilità.

A chi legge decidere se si tratta di argomenti degni d'attenzione.
La stessa attenzione suscitata in una vittima della strada in cui convincimento è: L’incidente non esiste in natura, è quasi sempre generato da un errore umano. In quanto tale è evitabile.


Ritengo che la circolazione autostradale, dopo un recente viaggio di oltre 1000 km, ultimamente sia viziata da una abitudine di sorpassare sulla destra automobili che viaggiano rispettando i limiti di velocità da parte di altre vetture che, anziché chiedere strada sorpassano passando sulla destra.
Giudico si tratti di una manovra pericolosissima che andrebbe sanzionata come, se non di più, del superamento dei limiti stessi. Il rischio consiste nella tendenza a spostarsi a destra del primo veicolo, lasciando libera la strada al secondo e trovare la corsia impegnata dallo stesso.

Il medesimo viaggio, proprio perché sono trasportato e molto attento ai rischi che vanno ad interferire con chi guida, ha messo in risalto che, forse a causa delle buone prestazioni frenanti dei veicoli di ultima generazione o delle loro potenti accelerazioni, il concetto di distanza di sicurezza, al quale tengo tantissimo, è interpretato come uno spazio vuoto da riempire.

L'auto che rispetta le distanze di sicurezza viene sempre invitata spostarsi oppure viene superata sulla destra. Ritengo che la distanza di sicurezza tra veicoli, soprattutto in autostrada, andrebbe controllata tantissimo. Gli autocarri viaggiano a 100 km/h con una distanza di sicurezza minima. I rischi sono altissimi e poco sanzionati, molto meno che il superamento di un limite di velocità, il quale, in fondo, in tratti liberi rettilinei, non presenta eguali componenti di rischio.

Un altro fenomeno che ho rilevato, pericoloso e molto diffuso, forse dovuto alla sensazione di sicurezza dovuta al doppio specchietto retrovisore laterale, è lo scarso impiego, sia di automobilisti che camionisti, degli indicatori di direzione, tanto nel momento del sorpasso, quanto nel momento del rientro in una corsia di destra.

Anche questa è un'infrazione pericolosissima, soprattutto se sommata ad una velocità sostenuta di veicoli che sopraggiungono e alle altre segnalate: il sorpasso sulla destra e la mancanza di rispetto delle distanze di sicurezza. Mi pare che l'indicatore di direzione sia obbligatorio nel segnalare l'intenzione di cambio di corsia con un debito anticipo. Ignorare questo semplice gesto trasforma il viaggio in un videogioco dove occorre avere 1000 occhi e la tensione, soprattutto quando il traffico è molto fitto, diventa quasi un sentimento comune a tutti. E’ vero che la tensione aumenta il livello di attenzione, ma non segnalare il cambiamento di direzione nei tempi dovuti al rispetto della altrui circolazione ritengo dovrebbe essere ricordato sovente da segnalazioni e quindi perseguito severamente quando non attuato.

Il malcostume di ignorare oppure adoperare all'ultimo momento i segnalatori di cambio di direzione è molto diffuso anche nella circolazione urbana e suburbana. Si tratta di un semplice gesto che può causare incidenti anche gravi, soprattutto nel caso in cui possa sopraggiungere un motociclo. Anche un semplice impatto a bassa velocità può procurare gravi danni al motociclista. Non indicare gli spostamenti con la freccia sembra quasi diventata un'abitudine soprattutto nelle rotonde. Un'auto che sopraggiunge e affronta una rotonda con l'intenzione di svoltare o di percorrerla credo dovrebbe essere assolutamente obbligata a indicare le proprie intenzioni.

Tutti gli appunti da qui in avanti erano stati estrapolati da un altro documento e inseriti prima di arrivare a consultare l'articolo 47, al quale va tutto il mio modesto plauso e ogni approvazione:
istituzione del comitato ed il coordinamento delle attività connesse alla sicurezza stradale.
E l'articolo 48, obblighi degli enti proprietari dei concessionari delle strade e delle autostrade.
Mi fa piacere constatare che la mia visione di modesto cittadino collima con l'intenzione del governo e mi congratulo. Ugualmente sottopongo le mie sommesse attenzioni, sperando di poter contribuire anche solo in una minuscola parte al programma che mi è stato sottoposto.

in molti casi, soprattutto nelle strade provinciali, hanno un disegno insufficiente per consentire agli autocarri di affrontarle senza pericolosi trasferimenti di carico e senza urtare i bordi perché troppo strette nella sede stradale e di diametro insufficiente.
quando non sono correttamente segnalate e poco visibili poiché situate dietro una curva o in qualche modo poco visibili, le rotonde diventano una trappola per le motociclette che, per la loro dinamica di spostamento che richiede l'inclinazione del mezzo, non sono in grado di cambiare direzione in maniera repentina. Anche le automobili sono spesso vittime di rotonde improvvise, mal segnalate, poco visibili e caratterizzate da un parapetto che diventa un ostacolo improvviso.
Vittime di queste realizzazioni assolutamente discutibili, sono spesso persone che transitano in quel percorso casualmente e non per abitudine perché chi conosce il luogo pericoloso è prevenuto e lo evita, ma chi transita per la prima volta si trova in serie difficoltà.
Anziché abbellirle con dei monumenti mi chiedo perché non renderle almeno più docili all'impatto impedendo che siano realizzate con dei micidiali muretti. È ovvio che, dovrebbe essere obbligatorio segnalarle in anticipo con opportuni disegni sull'asfalto, se non abolirle quando risultano criminali.

Esattamente come per le rotonde, da tempo mi batto per una presa di coscienza della micidiale conformazione dei guardrail, una delle principali cause di mortalità e di invalidità permanente dei motociclisti, nonché causa di impatto frontale di auto che rimbalzano nella corsia opposta.

Il guardrail è pensato per impedire all'autoveicolo di finire fuori strada. Ultimamente vi è una proliferazione di questo accessorio, spesse volte in maniera poco pensata perché il sostegno metallico diventa un vero e proprio tritacarne per ciclisti e motociclisti che hanno la sventura di scivolare anche a bassa velocità, anche in un semplice tornante.
parlando recentemente con i medici della unità spinale di Torino, senza specificare l'argomento, è dal primario stesso che è nata la conferma con la seguente frase: - se soltanto eliminassero i guardrail si vedrebbero tante vite spezzate in meno –
in Francia il guardrail sovente è doppio, vi è una parte inferiore che protegge i paletti di sostegno, un vero e proprio salvavita in caso di scivolata, cosa che, soprattutto con l'asfalto bagnato, è sempre in agguato per un veicolo a due ruote soprattutto.
il guardrail è utile in alcuni casi, inutile e pericoloso in altri. Bisognerebbe calcolare pericoli e benefici, eliminarlo là dove, anziché lasciare coricare una veicolo nel prato, lo fa rimbalzare nella corsia opposta.
forse sarebbe ora di immaginare una protezione laterale diversa dalle attuali lamine d'acciaio, inventarla, brevettarla e venderla in tutto il mondo perché il problema è globale.
una commissione per il controllo dei guardrail assassini, farebbe bene a soffermarsi sulla posizione degli stessi nel caso di un bivio. A volte, nel caso di un bivio improvviso e di mal agevole ingresso, l'indecisione di un autista ha più volte portato ad infilarsi con il muso in quella che, da protezione che dovrebbe essere si trasforma in un apriscatole che apre la macchina in due. Ho assistito personalmente ad un caso del genere. Si richiede almeno una curvatura molto dolce dei guardrail in modo che lasci scampo alla distrazione.

Un complice di scarsa sicurezza stradale, nonostante le buone intenzioni ed i riferimenti più volte riscontrati ad una attenzione dal suo stato, è il manto stradale stesso.
Ancora una volta sono i veicoli a due ruote i più esposti. Le buche soprattutto, i dossi di rallentamento troppo pronunciati, un asfalto liscio e sdrucciolevole, la presenza di ghiaia o corpi estranei alla circolazione ne compromettono l'equilibrio. Il risultato è spesso invalidante.
Facendo riferimento all'articolo 42, sul meritevole obiettivo che ha come destinazione dei proventi delle sanzioni, proprio il mantenimento delle strade, non sempre produce effetti desiderati.
Mi sembra un controsenso obbligare il motociclista a fornirsi di un casco assolutamente protettivo così che possa cadere in maggiore sicurezza a causa di una buca profonda e non segnalata, magari di notte.

Per snellire l'individuazione dei luoghi e i siti pericolosi, mi permetto di ipotizzare un servizio interattivo che possa mettere l'automobilista in condizione di dialogare con un ente preposto al controllo delle opere di modifica manutenzione delle sedi stradali.
Sarebbe sufficiente un sito Internet al quale il cittadino possa fare riferimento, collegarsi con l'ente responsabile del tratto stradale, sia esso lo Stato, la regione o il comune, indicando un punto particolarmente pericoloso che necessita di intervento, creare un archivio di segnalazioni così come previsto all'articolo 57 sui dati relativi all'incidentalità stradale, ma creato in base alle segnalazioni di chi in fondo paga il trasporto di se stesso e altrettanto paga ciò che fruisce delle strade: la gente comune.
Nel caso dovessero verificarsi incidenti gravi o mortali in quel punto stesso, a questo punto si potrebbe ipotizzare una negligenza dall'ente responsabile, che pur essendo stato preavvisato, non ha provveduto a rimediare. Potrebbero rivelarsi gli estremi di reato in molti casi dove la responsabilità sovente è sfuggente o troppo spesso superficialmente demandata a scorretti comportamenti di guida.

Una commissione per il controllo delle opere che interessano le sedi stradali secondarie porterebbe di sicuro un grande beneficio, rimediando ad errori di progettazione che, dapprima come utente e solo poi come architetto, in molti casi mi sembno approssimative, scaturite forse più da bisogni di rappresentanza e arredo urbano di discutibile gusto, che non da effettivi bisogni di migliorare il flusso del traffico. In questo caso i proventi come dall'articolo 42, in materia di destinazione dei proventi dalle sanzioni pecuniarie, non sono sicuramente stati impegnati nella maniera migliore.


Una riflessione del tutto personale:
Riterrei necessario un riferimento all'obbligo di un totale rispetto dei rilievi da parte delle forze dell'ordine nel caso di incidenti stradali che comportano lesioni. Questo non accade sempre, soprattutto in luoghi periferici, su strade provinciali, dove molte volte il personale addetto è scarso e di addestramento meno esperto.


Carlo mariano Sartoris
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